I Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno (VV), in collaborazione con la Guardia di Finanza di Vibo Valentia, hanno eseguito, nei giorni scorsi, l’arresto (ai domiciliari) di quattro persone accusate di truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Calabria. Inoltre, altre dodici persone dovranno presentarsi presso la Polizia Giudiziaria con la medesima accusa. Il terremoto che ha sconvolto il piccolissimo comune di Nardodipace, centro di 1200 abitanti nei Vibonese, non ha risparmiato praticamente nessuno: tra gli arrestati spuntano i nomi del sindaco, Romano Loielo e di Romolo Tassone, ex vicesindaco e figlio del boss di ‘ndrangheta Bruno Tassone (già in carcere per un’inchiesta risalente al 2010). Tra coloro che avranno l’obbligo di presentazione, invece, vi sono: la moglie del sindaco, Claudia Ienco, l’assessore comunale Maurizio Maiolo e la moglie, Marinella Iacopetta.
Alla base dell’inchiesta svolta dalle forze dell’ordine vi è una truffa di 100mila euro nei confronti dell’Unione Europea: gli accusati, infatti, si sarebbero appropriati di fondi comunitari destinati alla formazione di corsi professionali per la creazione di nuovi posti di lavoro. Quel che sorprende maggiormente, comunque, sta nel fatto che quanto accaduto abbia colpito il paese italiano più povero (dove, cioè, gli abitanti hanno il reddito pro capite più basso), e che il sindaco di tale paese sia stato definito “incandidabile” già nel 2012, a seguito dello scioglimento dell’amministrazione comunale per presunte infiltrazioni mafiose.
Insomma, un siparietto tutto all’italiana dai contorni sconfortanti: è assurdo, infatti, assistere alla sottrazione di risorse destinate a dare ai cittadini di un comune poverissimo delle possibilità di lavoro e di miglioramento della loro condizione, tutte cose di cui la politica, in un contesto sano, dovrebbe occuparsi.
Ma se da una parte si parla di casi che coinvolgono piccole realtà, dall’altra non si può certo non citare quanto accaduto e sta ancora accadendo in varie zone dell’Emilia Romagna. Pochi giorni fa, infatti, le forze dell’ordine di diverse città d’Italia hanno arrestato ben 117 persone, e il numero potrebbe ancora salire. Il tutto, secondo quanto emerso dalle indagini svolte dalle procure di Bologna, Brescia e Catanzaro, coinvolge un numero impressionante di politici, affiliati alla ‘ndrangheta e imprenditori
Il succo della questione, ovviamente, sta nell’ormai ben consolidato rapporto mafia-politica-imprenditoria. Un triangolo terribile e mostruoso, un legame stabile e ben saldo. Il tutto funziona sempre allo stesso modo: i politici chiedono voti alla criminalità organizzata e quest’ultima, in cambio ottiene la concessione di appalti ad aziende appartenenti o comunque vicine alla cosca e, allo stesso tempo, l’infiltrazione di propri referenti all’interno dell’amministrazione. Un enorme affare per le mafie.
Dall’inchiesta Aemilia (definita dal procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, “un vero e proprio intervento storico” contro la mafia al Nord), spuntano diversi nomi che fanno tremare la politica nazionale e regionale. Tra gli arrestati, infatti, vi sono: il consigliere comunale di Reggio Emilia, Giuseppe Pagliani; Domenico Grande Aracri (appartenente all’omonima cosca crotonese dei Grande Aracri, al centro dell’inchiesta); Nicolino Sarcone e Giuseppe Iaquinta (entrambi imprenditori); Augusto Bianchini (altro imprenditore coinvolto nella ricostruzione post terremoto del 2012). Per gli arrestati, le accuse, tra le altre, sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura. Nella lista degli indagati, invece, vi sono il sindaco di Mantova, Nicola Sodano, ed un uomo politico di Parma, Giovanni Paolo Bernini.
Insomma, un vero scandalo destinato, probabilmente, ad evolversi e ad espandersi, così come succede spesso nel caso di maxi inchieste come questa. Un caos dal quale, purtroppo, è possibile delineare contorni ben definiti: quelli che disegnano il perimetro di un triangolo equilatero, un triangolo i cui tre punti sono sempre i soliti: politica-mafia-imprenditoria.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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