Il famoso decreto Sblocca Italia rischia di trasformarsi in un decreto Sblocca Trivelle. Per combattere la crisi energetica in cui si trova il nostro Paese, la soluzione proposta dal premier Matteo Renzi è quella di sfruttare le riserve d’oro nero, soprattutto siciliano e lucano, nonostante le proteste delle amministrazioni locali e delle associazioni ambientaliste. La strategia energetica nazionale mira a raddoppiare entro il 2020 l’estrazione di idrocarburi e proprio la Basilicata sembra essere la regione più promettente per raggiungere questo obiettivo. Per convincerla a concedere l’aumento di produzione da 25mila barili di greggio al giorno auspicato da Eni e governo per la Val d’Agri, più i 30mila di Total, il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale che prevede l’esclusione dal patto di stabilità delle royalties petrolifere per tre anni e per le nuove estrazioni.
Vedendosi infatti negare inizialmente l’autorizzazione per procedere con le trivellazioni in provincia di Potenza, le compagnie petrolifere si erano rivolte al Tar, che aveva dato ragione a loro, imponendo alla Regione di pagare 5mila euro di spese di giudizio. Inoltre, venne presa la decisione di riavviare la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per il progetto Delta Energy che, come lo definisce la Ola (Organizzazione lucana ambientalista), sembra avere le sembianze di uno Sblocca Basilicata, un vero e proprio colpo basso proveniente dagli stessi apparati regionali.
“Il tema energetico rappresenta una priorità per il nostro Paese e non solo a causa dell’eccessiva dipendenza dall’estero, ma soprattutto alla luce della crisi ucraina che ci espone di più rispetto alle altre nazioni. Perciò è senza dubbio positivo che nelle zone dove ci sia maggiore presenza di giacimenti di idrocarburi, Basilicata e Sicilia, si garantiscano le attività estrattive, le quali dovranno rappresentare un elemento di ricchezza per i rispettivi territori sia dal punto di vista infrastrutturale che occupazionale. Il tutto nella piena tutela dell’ambiente e degli stessi cittadini”, ha detto Simona Vicari, sottosegretario al ministero dello sviluppo economico.
Il fine dichiarato del primo ministro è dunque quello di vincere la sfida energetica grazie alle trivelle (mentre altrove si punta sulle rinnovabili), però è necessario pensare a ciò che comporta tale pratica. Sono gravi le ripercussioni sull’ambiente a causa di emissioni nell’atmosfera, rifiuti tossici da smaltire, trasformazioni di zone agricole in aree industriali e quant’altro comporti inquinamento, con conseguenze, per di più, anche sulla stessa salute dei residenti e lavoratori. Insomma, ci troviamo dinanzi a uno scempio che comitati e associazioni ambientaliste cercheranno di combattere per impedirne la realizzazione e per salvaguardare l’ambiente di una regione già ampiamente segnata dalle attività estrattive che, tra l’altro, non hanno portato mai né occupazione né ricchezza.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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