Manca poco più di un mese alle elezioni europee e le previsioni sull’esito del voto, in quasi tutti i paesi membri, lasciano intravedere una netta avanzata delle forze euroscettiche. In Italia, dove si vota il 25 maggio, un sondaggio Ipsos pubblicato ieri rileva un balzo in avanti della Lega Nord al 5,3%, e conferma la popolarità del Movimento 5 Stelle, al 21,2%, sopra Forza Italia (21,1%). I movimenti euroscettici sono ancora più forti in Francia, come dimostra il risultato delle elezioni locali di marzo: il Fronte nazionale di Marine Le Pen, che alle consultazioni amministrative è diventato il terzo partito del paese, potrebbe ottenere fino a 20 deputati nell’Europarlamento, mentre la sinistra radicale otto.
Come prevedibile, in Grecia, il partito Syriza di Alexis Tsipras potrebbe diventare la prima forza politica del paese con oltre il 35% dei voti, ma quel che preoccupa, è il buon risultato atteso per il partito neonazista Alba dorata, già premiato dalle ultime elezioni politiche e amministrative. Altrettanto forti sono i partiti xenofobi del Nord Europa, in Danimarca, Svezia e Finlandia, che dovrebbero ottenere ciascuno tra i due e i tre seggi nel nuovo Parlamento di Strasburgo.
Alimentato dalla crisi economica e dalle misure d’austerità adottate in molti paesi, a partire dalla Grecia, il sentimento antieuropeista potrebbe quindi modificare drasticamente l’attuale assetto dell’Europarlamento. E questo in un momento estremamente delicato per il futuro dell’Unione. Dall’esito delle elezioni di maggio dipenderà infatti non solo la nomina del successore di José Manuel Barroso alla guida della Commissione europea, il cui mandato attuale scade ad ottobre, ma anche il percorso che Bruxelles vorrà intraprendere sul fronte delle riforme. Diversi paesi europei, tra cui l’Italia, chiedono da tempo un allentamento dei vincoli di Bruxelles su deficit di bilancio e debito pubblico, ma non è detto che un’affermazione delle forze euroscettiche favorisca questo orientamento, considerando che si tratta in molti casi di partiti collocati agli estremi opposti dello spettro politico.
La presenza del fronte anti-euro potrebbe quindi favorire divisioni e rotture in seno all’assemblea e spingere i due grandi gruppi, socialisti e popolari, a coalizzarsi. Secondo alcuni si potrebbe replicare a Strasburgo la Grosse Koalition tedesca, dove i popolari sostenuti dalla Cdu (Unione cristiano democratica) della Cancelliera Angela Merkel sarebbero sì costretti ad ammorbidire le loro posizioni rigoriste, ma i socialisti non potrebbero veder approvate proposte più radicali per incentivare la crescita nei paesi in crisi.
Giorgia Lamaro -ilmegafono.org
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