Napoli. Considero qualità della vita non dover apprendere di un omicidio all’interno del cortile di una scuola. Considero qualità della vita non dover scrivere di un imprenditore cingalese suicidatosi per non essersi sentito protetto dopo aver denunciato il racket. Nelle ultime due settimane la camorra la ha avuta vinta due volte. Prima il suicidio di Fernando Joseph Sumiththa, imprenditore cingalese che aveva investito il suo denaro a Napoli. Qui aveva deciso di far vivere la sua famiglia. I suoi figli.
Da poco era diventato padre per la seconda volta. Con la sua denuncia aveva mandato in carcere il boss del “Cavone” Ciro Lepre e altri due uomini del clan. La notte del 30 novembre scorso non ha retto. Nonostante questi uomini fossero agli arresti non ha retto il peso. Ha deciso di farla finita. Forse si sentiva solo dopo il suo gesto.
Qualche giorno dopo è un omicidio a prendere le prime pagine dei giornali. Dopo piazza dei Miracoli torna alla ribalta Scampia. Uno dei quartieri più bistrattati del capoluogo campano. Scuola materna in via Fratelli Cervi. Luigi Lucenti si trova lì per riprendere il figlio all’uscita. I killer, a volto coperto, a bordo di uno scooter, lo hanno freddato con diversi colpi d’arma da fuoco.
Nel cortile di una scuola materna. Manco fosse stato un parcheggio abbandonato tra varie case di camorristi di bassa lega. L’omicidio rientra nella faida di Scampia tra girati e scissionisti. Ma la scuola no. I bambini ancor meno.
Considero qualità della vita l’impegno quotidiano di persone che ci mettono la faccia sul territorio. Considero qualità della vita le inchieste della giornalista Amalia De Simone. Considero qualità della vita l’impegno civile di Radio Siani. Considero qualità della vita il teatro di Mario Gelardi. Considero qualità della vita chi resta in questa terra e prova a migliorarla quotidianamente.
Non considero affatto nella lista chi parla di Napoli senza viverla.
Ciro Oliviero –ilmegafono.org
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