Da sempre uno dei principali business della camorra è quello dello smaltimento dei rifiuti. Le associazioni criminali arrivano sempre dove lo stato è assente e, dagli anni ‘90 fino alla fine del primo decennio del nuovo millennio, le istituzioni sono state completamente invisibili in Campania sul tema dello smaltimento della “monnezza”, specialmente in provincia di Napoli. Questo vuoto, come tanti altri, è stato colmato dalla camorra che ha iniziato a recuperare i rifiuti tossici della Campania, facendo leva sul fatto che le aziende che li producevano, preferivano smaltirli illegalmente appoggiandosi alle associazioni criminali che proponevano un prezzo pari a un decimo di quello che sarebbe costato legalmente.

Questo giro d’affari, inizialmente legato al territorio, si è successivamente esteso al resto d’Italia fino a varcare i confini del nostro Paese. Camion pieni di rifiuti tossici provenienti da mezza Europa arrivavano in Campania, aggirando i controlli. Questa grossa mole di scorie veniva in seguito eliminata tramite diversi espedienti. La maggior parte veniva sotterrata nelle campagne meridionali, con la connivenza di alcuni contadini che rinunciavano a parte delle loro terre, inquinando comunque irreversibilmente anche la parte che conservavano per coltivare. Un’altra grossa fetta, invece, veniva bruciata in enormi roghi appiccati spesso negli impianti di stoccaggio dei rifiuti, ma anche in delle zone boschive, dove tali rifiuti venivano ammucchiati per essere distrutti. In altri casi, i rifiuti tossici venivano sversati anche nei terreni destinati alle costruzioni di case o scuole.

Poi, a un certo punto, la gente ha cominciato a morire. Non si va molto lontani dalla realtà quando si stima che, negli ultimi anni, la camorra ha fatto più vittime con il tumore che con le pallottole. C’è una zona in Campania, dove la mortalità per cancro ha raggiunto numeri spaventosi e dove i bambini si ammalano con una costanza sconcertante.
Nel 2003 in un rapporto sulle Ecomafie, Legambiente coniò l’espressione “Terra dei Fuochi” per indicare questa parte della Campania, tra le province di Napoli e Caserta, dove venivano sotterrate o bruciate diverse tonnellate di rifiuti tossici.

Oggi, a distanza di 15 anni da quella prima denuncia, ripresa successivamente dal bestseller “Gomorra” di Roberto Saviano, la situazione sembra irreversibile. Per combattere questo ed altri ecocidi in Italia, nel maggio 2015, sotto il governo Renzi, il parlamento ha discusso e approvato una legge contro gli ecoreati, introducendoli nel codice penale. Questo provvedimento ha segnato una svolta importante nella lotta alle ecomafie, che per intenderci producono un giro d’affari da 15 miliardi l’anno, ma ciò non è stato sufficiente per arginare il fenomeno dei roghi.

Negli ultimi 4 anni, infatti, si stimano circa 250 incendi negli impianti destinati al trattamento dei rifiuti. A rendere ancora più allarmante questo dato è il fatto che la camorra ha esportato il modello “Terra dei Fuochi” in tutta Italia, visto che ben il 50% di questi incendi è stato appiccato in Nord Italia. Intanto al Sud, dove ogni giorno si muore di mal di camorra, è di qualche giorno fa la notizia dell’ennesima discarica abusiva scoperta in provincia di Napoli, dove sono state ritrovate diverse migliaia di metri cubi di rifiuti speciali in prossimità del centro abitato di Arzano.

Lo scorso 19 gennaio è ricorso il quarto anniversario della morte di Michele Liguori, tenente dei vigili urbani di Acerra che per anni ha combattuto la sua battaglia contro la camorra, scovando diverse discariche abusive, denunciando e combattendo contro chi stava distruggendo la sua terra. Purtroppo il suo lavoro sul campo lo ha ucciso. Colpito da due tumori, nel suo sangue furono ritrovate tracce di diossina e di una componente di vernice per mobili. Come lui anche Roberto Mancini, poliziotto che per primo indagò sullo sversamento illecito di rifiuti tossici in Campania. Non sono le prime vittime, né saranno le ultime, di una camorra che non ha bisogno di sparare per seminare morte.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org