Ieri sono letteralmente sbarcato in Sicilia e per la prima volta ho percepito la reale distanza tra la nostra terra e il continente, una distanza sia temporale che spaziale, ma non solo. Dopo una lunga notte circondato dal mare sono sbarcato a Trapani, forse una delle città potenzialmente più belle di questa nostra terra e subito mi sono recato da “Angelino”, un vero riferimento per la cultura gastronomica della città. Ho fatto colazione con un Iris alla carne, una soffice pasta della pizza fritta ma asciutta che nasconde al suo interno un ricco sugo al ragù, un’opera d’arte culinaria che sprigiona nel palato mille piacevoli sensazioni e sottolinea: sei proprio in Sicilia!
Poi mi sono diretto per delle ricerche all’archivio di Stato della medesima città, in largo Sant’Anna, ospitato in un edificio storico dall’aria un pò malandata ma solido. Una volta entrato, però, ho dovuto confrontarmi con una strana situazione: l’archivio era aperto ma non fruibile perché alcuni operai stavano “rattoppando”alla meno peggio le pareti rovinate dal tempo e dall’incuria degli uomini. E che c’è di strano, vi chiederete? La cosa strana è che i lavori di “ristrutturazione” sono stati effettuati all’ultimo momento solo perché, come diceva il custode, “lunedì viene il ministro”. Il ministro? Quale ministro? “Non lo so”, risponde, “forse il ministro della Cultura”. E lì mi sono ripetuto: sei proprio in Sicilia.
Allora ho ripreso la macchina e ho continuato la mia strada e, giunto all’altezza di Carini, ho sentito l’impulso di uscire dall’autostrada per dare un’occhiata ad una zona a me sconosciuta fino a quel momento. Tristemente mi son reso conto che il bel paesaggio che si scorgeva dall’autostrada celava alti mucchi di spazzatura nascosti sotto i cavalcavia e che l’intera costa, che ospita tra l’altro una delle torri del Camillani, era costellata da mucchi di spazzatura in mezzo ai quali la gente viveva normalmente. E mi sono detto ancora una volta: ecco la Sicilia, ed ecco i siciliani che “sinni futtunu”. Ecco, ci sono ancora siciliani che vivono nella spazzatura senza preoccuparsene, che si lamentano solo se tocchi i loro averi e le loro case, spesso abusive, sporche e misere fuori quanto ricche e pulite dentro.
Quando, una volta a casa, ho letto che Ornaghi, ministro dei Beni Culturali, e Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno ed ex presidente della commissione per il piano rifiuti della Regione Sicilia, lunedì andranno in visita a Palermo e a Trapani per firmare dei protocolli d’intesa mirati all’adozione di strategie condivise contro la mafia e la corruzione e per il rilancio dei beni culturali di queste due città, mi sono reso conto che era tutto vero e mi sono fatto una bella risata pensando: visto che vengono i ministri bisogna dare una bella pulita e rassettata, per creare una facciata da mostrare, un “itinerario pulito”.
Sono tornato in Sicilia, una terra malata, infetta da un virus che è il siciliano medio, che inquina, maltratta e ignora gli effetti delle proprie azioni sul territorio, su una terra in fallimento a causa sua e che uccide quanto di buono vi nasce e si sviluppa.
La Sicilia è rimasta, in parte, una terra di “malandrini” ma so che esiste anche della gente onesta e rispettosa che combatte contro tutto e tutti o a volte scappa, se può, perché non si sente tutelata dalle istituzioni, perché è stanca di lottare.
Una terra speciale che si lascia amare ed odiare, una terra che fa piangere chi ci tiene e fa ridere tutti gli altri.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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