Siamo ormai alla vigilia delle celebrazioni per il 25 aprile e, come sempre, sono tante le riflessioni indotte dall’approssimarsi di un momento importantissimo per la storia di questa nazione. La fase che l’Italia sta attraversando, la crisi, la situazione politica delicata, i tanti vuoti di diritto, un equilibrio precario dentro al quale è raro e prezioso ogni semplice gesto di solidarietà: celebrare la nostra Liberazione dal nazifascismo, 67 anni dopo, significa non dimenticare che una democrazia si costruisce ogni giorno, senza pause, senza rilassamenti, ma con la costante vigilanza sulla sua fragilità e sui rischi di pericolosi ritorni indietro. Come quelli a cui abbiamo assistito per 17 anni, durante i quali il 25 aprile, data che dovrebbe unire il Paese nella memoria della sua lotta di Resistenza, nel ricordo di chi ha sacrificato la propria vita in nome di un domani sognato, è stato spesso trasformato in teatro di polemiche, in oltraggi alla memoria e alla verità della storia, tra il revisionismo spinto di storici improvvisati, oscene proposte di legge e assenze pesanti da parte di istituzioni impegnate magari a commemorare chi ha combattuto dalla parte del nemico e contro la libertà.

Se c’è una cosa che quest’anno, per fortuna, non vedremo sarà la sfilata di uomini del governo a Salò: non assisteremo più a questo indegno oltraggio, all’equiparazione (chiesta più volte anche per legge) tra partigiani e repubblichini, tra chi è morto per renderci liberi e chi ha fiancheggiato le truppe naziste. Con tutti i limiti di questo nuovo esecutivo, quantomeno certe macabre buffonate saranno confinate nell’ignoranza e nella nostalgia decomposta di qualche  rappresentante del centrodestra. Al di là di questo, il 25 aprile 2012 sarà un giorno diverso dagli altri, un giorno che arriva in un momento in cui il richiamo ai valori della Resistenza è fortissimo in tutti quei numerosi fronti di lotta che sono aperti e vivi in tutto il Paese. Lotte diverse tra loro, per motivazioni, origine, zone, ma tutte ispirate da quel senso di giustizia e di rivendicazione dei diritti che anima chi le conduce.

Dai No Tav in Val di Susa, che difendono con rabbia il futuro del proprio territorio e il diritto di scegliere, ai lavoratori di tutta Italia che difendono il proprio posto di lavoro, spesso isolati, inascoltati, snobbati, a tutti coloro che, in varie forme, combattono contro il crimine organizzato a Palermo come a Milano, a Napoli come a Modena, a Reggio Calabria come a Bordighera. In questo 25 aprile è a tutti loro che va il nostro pensiero, perché stanno mantenendo vivi gli esempi e gli insegnamenti che la Resistenza ci ha tramandato attraverso le storie, le testimonianze, i racconti diretti, la Costituzione. Soprattutto ci stanno ricordando che bisogna mantenere la schiena dritta, combattere anche quando tutto sembra inutile, unirsi e andare avanti convinti che la battaglia sarà vinta, infischiandosene di chi suggerisce la resa e profetizza sconfitte certe.

Ce lo hanno insegnato i lavoratori dei treni notte, quelli che da mesi vivono tra la gru e le banchine del binario 21 della stazione centrale di Milano, per protestare contro il licenziamento che ha mandato a casa 800 persone. Sono ancora lì, da dicembre del 2011, hanno conosciuto la solidarietà di tanta gente, non mollano, portano avanti la loro battaglia, costi quel che costi, e forse una prima importante vittoria l’hanno ottenuta, se è vero che tre tratte dei treni notte saranno riattivate. A dimostrazione che resistere non è un verbo fuorimoda, ma una necessità e un diritto se si vuole migliorare questo Paese. E vedere che in tanti di questi movimenti ci si richiama ai valori della Resistenza rende questo 25 aprile, nonostante il momento buio che stiamo vivendo, un giorno pieno di speranza. Speranza che nasce dalla memoria e che sa guardare al domani, senza affondare nel buio decadente dell’oggi.

Per questo motivo, va accolto l’appello dell’Anpi, che si rivolge “a tutte le italiane e a tutti gli italiani affinché il 25 aprile scendano nelle piazze a festeggiare la Liberazione, a ritrovarsi uniti e appassionati attorno alle radici autentiche della nostra democrazia e del futuro: Antifascismo, Resistenza, Costituzione. Raccontarle a chi non sa o ancora non vuol sapere, ai distratti, agli indifferenti, a chi non smette di strumentalizzare questo giorno facendone mero strumento di cieca e violenta propaganda”.

“Portiamo in piazza – scrive l’Anpi nel suo comunicato – la parte migliore dei cittadini; quella che non cede al disincanto e alla indifferenza, quella che è ancora capace di indignarsi di fronte alla decadenza morale ed alla corruzione diffusa; quella che aspira ad una democrazia vera, fatta di uguaglianza e socialità. Quella che vuole portare avanti i sogni, le speranze, le attese di tutti coloro che combatterono e si impegnarono per la libertà. Sarà così una grande festa di popolo, in cui la memoria si unirà alla riflessione, all’impegno antifascista, alla volontà di uscire dalla crisi con un avanzamento generale della nostra società e della democrazia, nella riaffermazione dei valori di fondo della Resistenza e della Costituzione”. Parole che sottoscriviamo, unendoci all’appello e sperando che alle scampagnate, questa volta, si preferisca la partecipazione agli eventi che l’Anpi ha promosso in tutta Italia.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org