Incoraggiare lo sviluppo delle fonti d’energia rinnovabile penalizzando le fonti fossili: è questo l’intento principale della “Carbon tax”, una tassa sul consumo di combustibili fossili che potrebbe essere discussa prossimamente dal governo. Emergono già numerose indiscrezioni sulla relazione illustrativa della delega per la riforma fiscale: un’indagine di Bankitalia rivela che una tassa dai 4 ai 24 centesimi applicata al carburante provocherebbe una notevole riduzione di emissioni nocive e un aumento delle entrate tra i due e i dieci miliardi di euro.
Gli introiti economici derivati da un’eventuale Carbon tax andranno quindi a dispiegarsi nel sistema di riforma per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, una delle figure di spicco tra i “tecnici” scelti da Mario Monti, afferma che, attualmente, il regime d’incentivazione per le fonti energetiche rinnovabili è decisamente dispendioso per gli italiani. È necessario dunque provvedere a una ridefinizione del piano economico nazionale, puntando sull’efficienza dei costi e sul massimo ritorno economico.
Ambientalisti ed industrie leader del rinnovabile temono un’ulteriore riduzione dei sussidi statali nel settore, ma il testo della relazione per la delega fiscale sembra fugare questo tipo di timore: le frange “ambientaliste” del governo parlano già di svolta e di “fatto straordinario” se la tassazione delle fonti energetiche fosse dirottata sul consumo di combustibili fossili. Parola chiave della delega fiscale, quindi, sembra essere anche “energia rinnovabile”. Non solo case, Irpef e catasto, ma anche ambiente e rispetto dell’ecosistema, senza il quale avremmo ben poco da discutere.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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