Le città e il clima che cambia. È questo il tema scelto dall’Onu per celebrare la Giornata mondiale dell’habitat 2011, indetta dalle Nazioni Unite ogni primo lunedi di ottobre, sin dal 1989. Un evento per fare il punto della situazione ambientale mondiale, che si avvale della presenza e del contributo di esperti da ogni parte del mondo. La manifestazione si è svolta in Messico, nella città di Aguascalientes, e per l’occasione sono state assegnate speciali menzioni di merito a chi si è distinto nella difesa dell’habitat e dell’ambiente.
I riconoscimenti sono andati a Wintringham, un’organizzazione no-profit di Melbourne che si occupa della tutela degli anziani, al Cidem di Cuba, che incoraggia le costruzioni con materiali a basso costo, allo Stormwater Management and Road Tunnel, organizzazione malesiana per il controllo del traffico nelle ore di punta, alla Edith Mbanga che si occupa della equa distribuzione dei terreni coltivabili in Namibia, alla russa Yakutsk che ha riqualificato le zone più fredde della Siberia, ed infine all’organizzazione texana Austin Energy Green Building, programma di edilizia sostenibile nella città di Austin.
Oltre alle menzioni di merito, l’Onu ha presentato il Rapporto 2010-2011 sullo stato delle città e dei cambiamenti climatici. Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ricorda al mondo che il mese di ottobre, nel 2011, corrisponde al mese in cui la popolazione mondiale toccherà i 7 miliardi di individui, anche se, secondo alcune fonti, questa cifra è già stata superata da qualche tempo. L’aumento della popolazione corrisponde a sua volta ad un aumento dei consumi e delle emissioni di gas serra e, dunque, ad un aumento incontrollato del livello dei mari e delle temperature.
Circa 60 milioni di persone vivono oggi ad un’altitudine inferiore al metro sul livello del mare, per cui, ulteriori cambiamenti climatici potrebbero significare la scomparsa di città e comunità che vivono e si espandono nei suddetti territori. I cambiamenti climatici quindi non vanno ignorati ed è per questo che il tema principale della Giornata dell’habitat ha riguardato proprio il clima. Il vice segretario generale dell’Onu, Joan Clos, lancia un chiarissimo allarme: entro il 2050 vi saranno più di 200 milioni di rifugiati ambientali, il cui esodo sarà causato principalmente da calamità naturali quali siccità, inondazioni, innalzamento del livello dei mari, desertificazione, tutti fenomeni riconducibili ai mutamenti climatici.
Attenzione particolare dunque riservata ai modelli urbanistici e alle politiche edilizie. Ricordiamo inoltre che a Ravello, il 2 ottobre, e a Napoli, il 3 e 4 ottobre, si sono svolti gli eventi preparatori al “World Urban Forum” (che avrà luogo nel settembre 2012). Sindaci provenienti da ogni parte del mondo hanno discusso di tematiche ambientali riguardanti lo sviluppo sostenibile e le politiche di riqualificazione dal punto di vista finanziario.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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