È giunta alla sua sedicesima edizione la giornata dedicata al ricordo delle vittime che, negli anni, la mafia ha mietuto tra persone oneste, anche quelle non necessariamente impegnate in prima linea a combatterla. La mafia ha ucciso giudici e poliziotti ma anche medici, dipendenti di lavanderie, imprenditori edili e chiunque abbia trovato ad ostacolare il suo criminoso cammino. Sin dal 1995 Libera, l’associazione antimafia presieduta da Don Luigi Ciotti, organizza, in città sempre diverse, questa giornata di ricordo nel primo giorno di primavera, simbolo del rinnovarsi della speranza; quest’anno la manifestazione si è svolta a Potenza il 19 Marzo, di sabato, per renderne più agevole la partecipazione. Eppure se ne è sentito parlare ben poco. L’edizione 2011 della Giornata della Memoria è decisamente passata inosservata.
Probabilmente le cause di questa “sparizione” sono molteplici, prima tra tutte la guerra (chiamiamola con il suo nome) in Libia che monopolizza buona parte dell’attenzione pubblica; in secondo luogo anche le troppe feste che si sono susseguite in questo marzo 2011 e che hanno finito con il fagocitare la Giornata della Memoria. Non solo la festa della donna e la festa del papà ma anche il 150°anniversario dell’Unità d’Italia che, tra critiche e contrasti, ha risvegliato in molti, anche se solo per un giorno, un lieve spirito patriottico. Tutto ciò non giustifica però la scarsa attenzione riservata da media e istituzioni a questa manifestazione che, se correttamente pubblicizzata, poteva anzi assorbire in sé tutte e tre le feste appena citate.
La Giornata della Memoria delle vittime antimafia è infatti certamente anche festa della donna ,poiché celebra e ricorda Donne che non si sono piegate alla volontà mafiosa; analogamente è festa del papà, di tutti quei papà che hanno lottato e, malgrado la paura e le varie ritorsioni, continuano a lottare nella speranza di garantire ai propri figli un futuro migliore; infine una giornata antimafia è indubbiamente festa dell’Italia, dell’Italia onesta che si vergogna di essere etichettata mafiosa, che si è vergognata ed ha sofferto nel vedere le strazianti immagini delle stragi del 1992, che si vergogna nel sentire innalzare al grado di eroe personaggi come Mangano. Un’Italia che, nel suo quotidiano, non accetta quelle piccole angherie tipiche di una mentalità criminale diffusa e continua a lottare nella speranza che un giorno tutto questo possa finalmente cambiare.
La paura, però, è che la scarsa attenzione dedicata a una giornata che dovrebbe essere invece percepita come importante sia da attribuirsi all’errato convincimento che la mafia non esista più o non sia più pericolosa. Terminata da tempo la stagione stragista ed il conseguente bagno di sangue, in molti potrebbero essere portati a credere che la mafia sia ormai sotto controllo. Purtroppo non è così, basti pensare alla triste vicenda di Lea Garofalo, la testimone di giustizia sciolta nell’acido solo due anni fa, ed alle testimonianze di Ignazio Cutrò e di altri imprenditori che, denunciati i tentativi di estorsione da parte dei mafiosi, hanno perso il proprio lavoro e la propria sicurezza. La mafia esiste ancora ed è ancora pericolosa, forse più di prima perché adesso è più istruita ed agisce con meno violenza e con più logica.
Per tale motivo è necessario continuare a ricordare, continuare a raccontare la vera storia di cosa nostra, cos’era, cos’ha fatto, cos’è diventata, altrimenti c’è il serio rischio che divengano credibili le serie tv che raccontano la storia dal punto di vista del mafioso, “buon padre di famiglia” perseguitato da un troppo zelante poliziotto. C’è il serio rischio (ed a chi scrive è purtroppo capitato di recente) di sentirsi dire che la mafia non è poi così male e che in un primo tempo in Sicilia ha portato ricchezza e sicurezza.
Anna Serrapelle- ilmegafono.org
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