La Sicilia è una pietra assolata. Qui, da millenni, l’uomo vive all’aperto e gode del clima favorevole e dei suoi frutti. La grande quantità d′acqua dolce che come un sistema circolatorio irrora tutta l′Isola scava, da millenni, la pietra calcarea disegnando, con oasi ombrose ricche di vegetazione e selvaggina, le aree che attraversano. In questi luoghi, veri e propri paradisi, in cui tutto è a portata di mano l’uomo smette di temere per la sua sopravvivenza e si abbandona al piacere dell′arte. Il fiume è un maesro paziente e come lui l′uomo pazientemente iniziò a scavare la pietra e a ricavare le prime forme. L′arte è un regalo per la natura, perché la rappresenta. L′uomo, infatti iniziò il suo “percorso” artistico rappresentando ciò che aveva di più caro, la Donna. La fertilità nel suo duplice significato e il legame con la Natura/Donna/Madre hanno da sempre stimolato l′emozione dell′essere umano che ricambia al dono della vita come può. Pregare, offrire sacrifici, creare e donare piccole opere d′arte erano, e sono ancora oggi, piccoli modi di dire grazie ad una Magna Mater.
In Sicilia i musei conservano numerosi esempi di questo tipo rappresentazioni femminili. Donne rotonde, che oggi vediamo solo sulle tele di Ferdinando Botero, rappresentanti la generosità della natura e il canone di bellezza a cui ambire.
Questa meravigliosa semplicità l′uomo l′ha persa col passare dei secoli accrescendo la sua cultura e complicando i propri credo. Una traccia però di quest′amore materno ancestrale c′è sempre. Celato nelle religioni ufficiali, la divinità matriarcale delle origini non ha mai smesso di esistere del tutto.
A questo punto, dopo questo cappello forse un po′ ridondante, vorrei parlarvi di Cibele, la Magna Mater, il cui antico culto si diffuse attraverso i secoli in tutto il Mediterraneo. Fu accolta ad Atene nel V secolo e a Roma nel III. In Sicilia fu probabilmente introdotta dai coloni nel IV secolo e dovette riscuotere molto successo tra la popolazione visto che vi si trova il “più completo e più vasto complesso di figurazioni relative al culto della Magna Mater che il mondo antico ci abbia lasciato” (Luigi Bernabò Brea). Questo complesso è un po′ la metafora dell′intero sistema archeologico-museale siciliano, di eccezionale valore e bellezza ma nascosto perché non pubblicizzato, o meglio, in questo caso proprio chiuso. Ebbene sì! Oggi per visitare il complesso dei “Santoni” di Palazzolo Acreide bisogna cercare il custode del parco archeologico e chiedere se per cortesia è possibile vedere il santuario rupestre.
C′era una volta un contadino che, infastidito dai visitatori del sito archeologico, decise che c′era solo un modo per evitare che questi tornassero, e cioè picconare le sculture mutilandole per sempre.
Dopo molti decenni possiamo affermare con sicurezza che aveva ragione, infatti nessuno lo ha più disturbato.
Oggi sarebbe stato accusato di terrorismo, ma questi sono tempi difficili.
Tornando al santuario rupestre di Cibele io vi consiglio vivamente di andare a disturbare il custode di Akrai per visitare il sito archeologico nella sua interezza. Pensate: se Jean Houël avesse perso quest′occasione oggi non potremmo vedere i suoi bellissimi disegni (di cui vi mostro un esemplare) rappresentanti le sculture in questione prima che fossero mutilate dal contadino/terrorista.
In questo santuario rupestre si svolgevano riti dedicati alla dea con danze e strumenti musicali come cembali e tamburi.
Per una strana coincidenza questo santuario dedicato a Cibele venne usato in era cristiana come luogo di riunione e preghiera (G. Judica) probabilmente per la lecita assimilazione della dea madre alla Madonna, tra l′altro confermata da alcuni studi iconografici. Se poi apprendiamo che Attis, concubino della dea, muore e risorge, cominciamo a dubitare che sia più di una semplice somiglianza iconografica.
Se volete approfondire l′argomento e leggere una descrizione dettagliata dei dodici bassorilievi di questo santuario, vi consiglio di consultare i links sottostanti:
http://www.comune.palazzoloacreide.sr.it/beni_culturali/zona%20archeologica/Isantoni.html
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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