Il 30 gennaio 2025 la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo del boss di cosa nostra Nino Madonia per l’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio, avvenuto il 5 agosto 1989. Annullamento con rinvio per l’assassinio di Nino e senza rinvio, per intervenuta prescrizione, per l’omicidio di Ida, all’epoca diciannovenne e incinta al quinto mese. Il reato si è prescritto poiché, a causa di omertà e depistaggi di pezzi deviati dello Stato, sono trascorsi ben 36 anni, durante i quali sono state negate verità e giustizia alla famiglia e al nostro Paese. La vicenda giudiziaria legata al duplice omicidio è stata, infatti, lunghissima, e si risolve solo dopo 35 anni dai fatti, il 7 ottobre 2024, quando la Corte d’Assise di Palermo condanna il boss Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio di Nino e Ida. La Corte d’Assise stabilisce, inoltre, l’interdizione dai pubblici uffici per Scotto e la condanna di una provvisionale in favore della famiglia delle vittime, oltre al risarcimento alle parti civili.
In precedenza, nel 2023, la Corte d’Assise d’Appello di Palermo aveva confermato la condanna all’ergastolo nel processo a carico del boss mafioso palermitano Antonino Madonia. I giudici, in parziale riforma del primo verdetto, emesso con rito abbreviato, avevano escluso la circostanza aggravante della premeditazione nell’assassinio di Ida Castelluccio. Dopo una lunga indagine a carico di Madonia, del boss Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione. A questo punto, l’inchiesta è stata avocata dalla Procura Generale che, dopo un attento riesame, ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre imputati. Madonia aveva scelto il rito abbreviato. Nel 2024, la vicenda giudiziaria, finalmente, giunge a compimento.
Per 35 anni, fino alla sua morte (avvenuta il 21 aprile 2024), il padre di Nino Agostino, Vincenzo, si è pubblicamente battuto per ottenere giustizia. Vincenzo Agostino ha partecipato per anni a tutte le manifestazioni contro la mafia e ai momenti di ricordo di tutte le vittime. Era conosciuto, oltre che per il suo impegno, per la barba bianca sempre più lunga, legata a una promessa fatta alla morte del figlio, per cui l’avrebbe tagliata soltanto dopo che la giustizia avesse fatto luce sul duplice omicidio e sul depistaggio delle indagini. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordò ufficialmente il suo impegno nel giorno della morte di Vincenzo.
A gennaio 2025, purtroppo, è arrivata questa batosta dell’annullamento con rinvio per l’omicidio di Nino Agostino e quella senza rinvio per la morte di Ida Castelluccio. La famiglia, nonostante la lotta di Vincenzo Agostino, continua a non avere giustizia. La memoria di Nino, di Ida e di quel bambino mai nato, continua ad essere “sporcata” da anni di depistaggi e omertà. Agostino era un poliziotto perbene, un segugio messo sulle tracce dei latitanti e degli intrecci pericolosi. Quasi sicuramente è morto per aver scoperto certi traditori in divisa e le coperture istituzionali garantite a cosa nostra. Sarebbe stato lui, infatti, a fare arrivare alla scorta di Falcone l’avviso che qualcosa all’Addaura poteva accadere, e quindi la vigilanza divenne più attenta e quel borsone (contenente un ordigno) abbandonato tra gli scogli non passò inosservato. E Falcone, che conosceva bene Agostino gli aveva affidato dei compiti in maniera diretta e aveva stima di lui.
Vincenzo Agostino, il papà di Nino, l’uomo dalla barba bianca, l’uomo che ha lottato e si è battuto una vita intera per avere giustizia e verità, l’uomo che ha urlato il suo dolore per suo figlio, per sua nuora, per quel nipote mai nato, l’uomo che ha sfidato i mafiosi e gli apparati corrotti delle istituzioni, l’uomo diventato un simbolo, l’uomo che potevi incontrare in qualunque parte d’Italia per portare testimonianza, stimoli, coraggio, è morto il 21 aprile 2024. Con l’annullamento delle sentenze che condannavano il criminale Nino Madonia, la memoria e la lotta di Vincenzo sono stati riportati alla vita. Non rivedremo più il suo corpo, la sua barba bianca, il suo sguardo dolente, ma possiamo rivedere e ritrovare tutto quello che ha fatto, tutto quello che ha detto, tutto quello che ha costruito. E in nome di tutto questo non ci fermeremo, continuando a sostenere la sua lotta per la verità e per la giustizia.
Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org
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