Nel cuore di una Catania che non dorme mai, proprio come il vulcano che la domina, in questi giorni e fino al 7 luglio, presso il Palazzo della Cultura della città etnea, è in corso la mostra “Miró – La gioia del colore”, terzo capitolo di una serie di mostre dedicate al grande maestro catalano. E così, dopo Trieste e Torino, Mirò torna in Sicilia. Joan Miró è uno degli artisti più importanti di tutto il Novecento. La sua figura è stata spesso accostata all’avanguardia surrealista di cui fece parte dal 1924 al 1929. Lasciato il movimento, il suo immaginario artistico ha continuato ad esplorare liberamente le pitture rupestri primitive, le opere africane e quelle cattoliche catalane.

Tra i suoi modelli compaiono anche le pitture di maestri nordici del XV secolo come Hieronymus Bosch e le opere dell’espressionista Edvard Munch. Ma tra le sue più grandi fonti di ispirazione troviamo le opere e le teorie del grande maestro Pablo Picasso al quale, nonostante il carattere profondamente differente, era legato da una profonda amicizia. Entrambi, infatti, coltivavano lo stesso spirito di libertà e trasgressione che li portò ad esplorare i limiti della pittura, della scultura e della ceramica.

Ed è proprio questa esplorazione continua, la ricerca espressiva dell’armonia fra gesto, forma e colore, il filo conduttore della mostra “Miró – La gioia del colore”. L’esposizione, a cura di Achille Bonito Oliva in collaborazione con MaïthéVallès-Bled e Vincenzo Sanfo, è divisa in 7 aree tematiche (le Ceramiche, la Poesia, le Litografie, la Pittura, le grafiche per la rivista Derrière le Miroir, i Manifesti e la Musica) e raccoglie un centinaio di opere che coprono un arco temporale di circa sessant’anni, dal 1924 al 1981. Nelle sale del Palazzo della Cultura si alternano dipinti, tempere, acquerelli, disegni, sculture e ceramiche, oltre ad una serie di opere grafiche, libri e una sezione fotografica che documenta la vita, i legami professionali ed umani di Mirò. Chiude il percorso espositivo un breve video, testimonianza delicata e intima di un artista che ha dedicato la sua carriera a una continua sperimentazione senza mai perdere l’entusiasmo e la gioia.

Lungo il percorso, oltre le opere, è possibile soffermarsi a leggere alcune riflessioni dell’artista su come la vita ha contaminato la sua arte, su cosa attira o meno la sua attenzione. Tra le tante citazioni, una più di altre ha attratto la nostra attenzione perché amplifica il senso stesso di ogni forma d’arte, ossia comunicare, lasciare una traccia, stimolare il pensiero: “Più che il quadro in sé conta quel che esso emana e diffonde. Se viene distrutto non importa. L’arte può anche morire, ma quel che conta è che abbia sparso semi sulla terra”. La mostra “Miró – La gioia del colore” rende omaggio ad un artista poliedrico che ha dedicato la sua vita e la sua creatività alla ricerca di un linguaggio universale comprensibile da tutti, mettendo il colore e il suo potere comunicativo al centro.

Una piccolissima nota a margine va fatta sul progetto di illuminazione dello spazio espositivo, che purtroppo non sembra aver tenuto conto del giusto rapporto tra luci e ombre e dei riflessi come elementi di disturbo per l’osservatore. Un peccato davvero dover subire l’effetto mascherante delle ombre e del gioco di riflessi sulle opere. Tralasciando però questo aspetto, concedersi il tempo di scoprire l’infinito mondo di Mirò è sicuramente un’esperienza da fare. Mirò e i suoi colori vi aspettano pertanto al Palazzo della Cultura in via Vittorio Emanuele II n. 121, fino al 07 luglio 2024.

Info e prenotazioni al numero +39 3336095192 o sul sito ufficiale della mostra (clicca qui).   

Serena Gilè -ilmegafono.org