A 31 anni di distanza dalle stragi mafiose che sconvolsero l’Italia, e a pochi mesi dalla cattura del boss più pericoloso e ricercato, Matteo Messina Denaro, a Palermo ha ripreso vita un luogo importante di crescita, di formazione e anche di speranza. Lo scorso 12 luglio, infatti, la Fondazione Falcone, presieduta da Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni, ha inaugurato la riapertura del parco Jung, un parco cittadino facente parte del palazzo omonimo situato nel cuore di Palermo, nel quartiere della Kalsa, dove sono nati e cresciuti proprio Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una notizia molto positiva, perché si è riusciti finalmente a restituire all’intera comunità un pezzo importante della città. Con l’apertura del parco, inoltre, la Fondazione Falcone muove un primo, importantissimo passo verso quell’obiettivo ambizioso che è la realizzazione del “Museo del Presente – Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
A pochi passi da qui, da Piazza Magione, erano nati proprio i due magistrati uccisi barbaramente dalla mafia nel 1992. Ed è da qui che si è voluti ripartire, offrendo così uno nuovo spazio di “incontro, dialogo e riflessione” per tutti coloro che ne vorranno usufruire. La riapertura del parco, affidata proprio dal Comune di Palermo alla fondazione, è stata resa possibile anche grazie al contributo volontario degli Alpini di Bergamo, nonché di diverse aziende italiane di design (tra cui Viabizzuno, Plan, FIMI Group), a dimostrazione di un’unità di intenti nazionale che, seppur sembri tante volte flebile o inesistente, in realtà resiste ancora, nonostante tutto. E produce cose belle, positive e che fanno ben sperare.
“La Fondazione Falcone, grazie ai tanti partner d’impresa e ai volontari, restituisce alla città un parco storico, a pochi passi da dove siamo nati e dove è nato anche Paolo Borsellino”, ha dichiarato Maria Falcone in un’intervista. “Abbiamo voluto – ha continuato la Falcone – che coincidesse con la festa più importante della città, il Festino di Santa Rosalia, ricorrenza della fine della peste 399 anni fa, oggi nell’anno della cattura di Matteo Messina Denaro e nel trentunesimo anniversario delle stragi mafiose d’Italia”.
La riapertura di un parco dal valore così importante per la comunità, unita alla prossima realizzazione del progetto museale della Fondazione Falcone, può effettivamente essere vista come una forma di liberazione. Una liberazione da un tipo di peste diversa e più moderna, ma che in un certo senso ricorda quella di 400 anni fa. Un virus che minaccia di uccidere, che infetta la società, la rende arida e aspra, priva di vitalità e di bellezza. La peste della mafia che affligge i giorni nostri, così forte e radicata da essere in grado di uccidere tutto ciò che è bello, sano e giusto, in nome di un potere da ottenere a tutti i costi. Di sicuro non sarà un evento del genere a sconfiggere questo virus, ma ogni spazio di discussione, crescita, confronto è un presidio di legalità e di sentimenti antimafiosi, un piccolo passo verso un mondo migliore. Un posto dove il bello vince e dove il male non può entrare.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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