Il 23 maggio 2023, Chiara Colosimo viene eletta presidente della Commissione parlamentare antimafia. Il 23 maggio 2023 è anche il giorno del trentunesimo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Una elezione, quella di Colosimo, avvenuta lo stesso giorno dell’anniversario della strage, che ha suscitato non poche polemiche e perplessità, sia da un punto di vista di scelta politica che di opportunità. Ma cos’è la Commissione parlamentare antimafia? A cosa serve? Chi è la nuova presidente e perché la sua elezione ha causato polemiche e proteste nell’opposizione e in buona parte della società civile e dei movimenti antimafia? La Commissione Parlamentare antimafia, istituita per la prima volta con legge 20 dicembre 1962, (denominata ufficialmente Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere) è una commissione d’inchiesta bicamerale del Parlamento italiano, composta da 25 deputati e da 25 senatori.
Si occupa, in sintesi, di verificare l’attuazione delle leggi e disposizioni antimafia; di accertare la congruità della normativa vigente; di accertare e valutare la natura e le caratteristiche dei mutamenti e delle trasformazioni del fenomeno mafioso e di tutte le sue connessioni; di indagare i rapporti tra mafia e politica; di accertare le modalità di difesa del sistema degli appalti e delle opere pubbliche dai condizionamenti mafiosi; di verificare l’adeguatezza delle norme sulla confisca dei beni; di riferire al Parlamento al termine dei suoi lavori. Un compito importante che, in un Paese come il nostro, con una criminalità organizzata potente e radicata in tutti i settori della società, soprattutto quelli relativi agli ambiti economico-produttivi e alla politica, assume particolare rilevanza, poiché serve a studiare e monitorare il fenomeno mafioso e a trovare strategie per contrastarlo.
È proprio per questi motivi che i componenti della Commissione e la sua presidenza dovrebbero essere figure al di sopra di ogni sospetto, al di sopra di qualsiasi ombra. Con l’elezione di Chiara Colosimo alla presidenza, con un governo che sta mettendo, in modo vorace e tentacolare, mani, braccia, menti e sue persone ovunque (RAI compresa), il criterio della “limpidezza totale” non sembra essere stato rispettato. Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, classe 1986, dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni, già consigliera regionale della regione Lazio, viene eletta deputata alle elezioni del 2022. Nella puntata del 3 aprile 2023, la trasmissione televisiva Report, nell’inchiesta “Ombre nere”, firmata da Giorgio Mottola, rende nota l’amicizia della deputata Colosimo con il terrorista italiano, esponente del gruppo eversivo d’ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari, Luigi Ciavardini. Colosimo peraltro è anche vicina all’associazione Gruppo idee di Germana De Angelis, moglie di Ciavardini.
Ma chi è Luigi Ciavardini? Ciavardini è un terrorista. Dopo la militanza nel Fronte della Gioventù e nel gruppo neofascista Terza Posizione, passa alla lotta armata unendosi ai NAR. Arrestato diverse volte e condannato per molteplici reati, tutti legati alla sua attività eversiva, nell’anno 2007 viene definitivamente ritenuto responsabile (con Valerio Fioravanti e Francesca Mambro) di essere l’esecutore materiale della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e per questo condannato a 30 anni di reclusione. Durante il periodo della lotta armata era soprannominato Gengis Khan. È sposato con Germana, sorella degli ex militanti di Terza Posizione, Nanni e Marcello De Angelis. È proprio per questo che l’elezione di Chiara Colosimo è stata criticata ed osteggiata dalle forze di opposizione (PD e Movimento 5 Stelle in particolare) e da tutti i movimenti e le associazioni antimafia. E contestata da un lungo elenco di familiari di vittime dello stragismo di matrice fascista e della mafia.
Quel legame “amicale” è inaccettabile e viene considerato un insulto alle famiglie che, per questo, hanno scritto una lettera aperta che critica la scelta del Governo Meloni. Oltretutto, da diverse inchieste giornalistiche e anche da ricerche condotte dall’Associazione delle Famiglie delle vittime della Strage del 2 agosto 1980, sembrerebbe essere emerso un legame tra forze eversive di estrema destra, elementi massonici, apparati dello Stato e dei servizi segreti e mafia. Colosimo si difende affermando che Ciavardini non è un suo amico e che si è solo recata a trovarlo in carcere, come i politici usano fare, andando a trovare i detenuti. Questa affermazione, che negherebbe i rapporti amicali tra Colosimo, Ciavardini e i De Angelis, non smonta la tesi dei giornalisti di Report, che prima di mandare in onda la puntata hanno verificato ogni elemento mandato in onda.
Se tante personalità hanno protestato vivamente e firmato una lettera di sdegno e contestazione, lo hanno fatto a ragion veduta. Non sono visionari o mossi da antipatie personali. Parliamo di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso dalla mafia 45 anni fa; Salvatore Borsellino (fratello del giudice Paolo); i presidenti delle tre associazioni di familiari delle vittime della strage di Piazza della Loggia, di Piazza Fontana e della stazione di Bologna, ossia Manlio Milano, Federico Sinicato e Paolo Bolognesi; Stefano Mormile, presidente dell’associazione familiari delle vittime della Falange armata e fratello di Umberto, educatore carcerario ucciso dalla ‘ndrangheta; Nunzia Agostino, figlia di Nino, agente di Polizia assassinato da cosa nostra; Paola Caccia, figlia del magistrato Bruno, ucciso dalla ‘ndrangheta; Pasquale Campagna, fratello di Graziella, uccisa a 17 anni da cosa nostra; Angela Gentile Manca, madre del medico Attilio Manca, assassinato da cosa nostra.
Evidentemente il Governo Meloni non tiene conto e non ha tenuto conto della voce unanime di associazioni antimafia e di familiari delle vittime di mafia e stragi. Se, a volte, la moderazione è un errore, l’indifferenza e la supponenza con cui il governo ha accolto le voci di protesta, suonano come gravissima offesa alla memoria. E non è un buon biglietto da visita per la nuova Commissione parlamentare antimafia.
Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org
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