Dopo la stagione concertistica dell’estate 2022, con lo svolgimento di ben 6 concerti all’interno del teatro greco di Siracusa, nonostante gli allarmi degli archeologi, nel 2023 il calendario degli eventi musicali si arricchisce ulteriormente. I concerti che si svolgeranno sull’antica pietra del teatro, uno dei beni più preziosi dell’umanità, sono più che raddoppiati. A quelli già annunciati di De Gregori-Venditti, Massimo Ranieri e Negramaro (tre serate), si aggiungeranno quelli di Zucchero (tre serate), Mika, Il Volo, Giorgia, Carmen Consoli, Biagio Antonacci e altri in via di ufficializzazione. In totale dovrebbero essere 13 (o addirittura 18) gli spettacoli in calendario. Le istituzioni regionali e locali, sindaco e amministrazione in testa, dunque, con il sostegno di imprenditori, albergatori, politici, privati famelici di profitto, hanno deciso di ignorare le denunce di celebri studiosi, come ad esempio il professor Lorenzo Lazzarini, docente di Petrografia Applicata e Georisorse Minerarie all’Università Iuav di Venezia, autore di innumerevoli studi, o come il dr. Fabio Caruso, eccellente studioso e archeologo del CNR, solo per citarne due.
La scelta delle istituzioni, totalmente votata al profitto e indifferente rispetto al destino del bene archeologico, è ottusamente quella di trasformare il teatro greco di Siracusa in una sorta di gemello del teatro di Taormina o dell’Arena di Verona, indebitamente e ossessivamente citati a sostegno della tesi dell’utilizzo dei siti archeologici come luoghi di spettacolo e di concerti. Dimenticando, però, che il teatro greco di Siracusa, a differenza dei due siti sopraccitati, è scavato nella roccia, che è ancora quella originaria e che è ad alto rischio di frantumazione.
Come ha infatti affermato il prof. Lazzarini, in una recente intervista rilasciata al giornale La Civetta di Minerva, lo stato della pietra del teatro è già non ottimale e richiede un intervento e soprattutto ingenti risorse che possano consentire di migliorarne la conservazione. Ma, ha spiegato Lazzarini, anche “il carico antropico eccessivo è assolutamente da evitare se si vuole salvaguardare il monumento. Danni indubbi alla pietra tenera provengono altresì dall’uso dei macchinari di scena nell’orchestra. Una riflessione che va fatta in genere per tutti i teatri. Basti pensare cosa è accaduto recentemente all’Arena di Verona. A Natale, i danni causati ai gradoni dal crollo del basamento della stella cometa, stimati in centinaia di migliaia di euro, sono irreversibili secondo il Soprintendente Vincenzo Tinè. La regola dovrebbe essere, per tutti i manufatti antichi e in primis per il teatro di Siracusa, ‘usarli’ il meno possibile e con la consapevolezza di chi li calpesta. Occorre rispetto”.
Rispetto che evidentemente non esiste da parte della Regione e degli enti locali. Anche la tesi secondo la quale lo svolgimento delle rappresentazioni classiche dell’INDA giustifichi l’uso del teatro per concerti di musica pop, è stata ampiamente smentita, in quanto già quel tipo di spettacolo, per il quale sono pure previste coperture lignee a tutela dei gradoni, per una durata di circa due mesi, produce effetti dannosi, ma ridotti, seppure anche l’INDA dovrebbe fare di più per la tutela del bene, ad esempio, come suggerisce sempre Lazzarini, adottando “sistemi migliori, meno impattanti, più leggeri e protettivi come per esempio la copertura in materiale plastico traspirante utilizzato nella Basilica di San Marco a Venezia per proteggere i mosaici del pavimento calpestati da 5/6 milioni di visitatori l’anno”. Soluzioni che a Siracusa vengono ignorate “perché le assi di legno – conclude Lazzarini – sono la soluzione più facile e banale. Segno della scarsa attenzione prestata allo stato di salute del teatro”. Inoltre, la cadenza annuale e non più biennale delle rappresentazioni, oltre all’aumento delle date, peggiorano ulteriormente lo stato di salute del teatro. Infine, va anche sottolineato che il prolungamento degli spettacoli (per via dei concerti estivi il teatro viene “liberato” a settembre, con dunque altri due mesi in più di copertura) ha un maggiore impatto da due punti di vista.
Ce lo aveva spiegato qualche mese fa una persona esperta in materia, che ha ricoperto anche ruoli istituzionali importanti in Sicilia e che ci chiese di restare anonima (e questa scelta fotografa il clima surreale che si è creato) per non essere coinvolta dal feroce fuoco politico che aveva già investito il dr. Caruso. Secondo l’esperta, il prolungamento della copertura del teatro, “da una parte crea tempi più lunghi per la formazione e gli effetti del microclima che si crea nell’interstizio; dall’altro, comporta un’usura delle superfici scoperte, che sono quelle di passaggio. Più gente ci passa, più gente si muove e più si creano microlesioni sulla pietra. Le microlesioni che si determinano con l’umidità che si produce nel tempo creano in un primo momento l’attecchimento di licheni, che poi si trasformano in alcuni casi in vera e propria vegetazione. Abbastanza piccola, ma con un apparato radicale che crea distacchi, si infiltra e peggiora lo stato di coesione della pietra. Tutto questo produce una disgregazione che aumenta nel tempo”. “Quando si consente l’uso del teatro antico – affermava – indipendentemente dallo spettacolo, c’è sempre un impatto, quando le persone arrivano, si alzano, si muovono. Certamente gli spettatori seduti a guardare uno spettacolo classico sono meno dannosi, in riferimento alle microlesioni delle superfici, di quelli che si mettono a ballare o a saltare sulle pietre”.
C’è poi un ultimo elemento importante da sottolineare per smentire quei cittadini e quegli attori sociali e politici che si trincerano dietro la decisione “istituzionale” di autorizzare questi eventi. Parliamo proprio dell’iter autorizzativo, che di fatto scavalca gli enti e gli organismi di tutela competenti, già depotenziati e ridimensionati dalle novità normative introdotte negli ultimi anni. La Regione ha infatti sottratto alla Sovrintendenza il controllo sulla gestione del teatro. Ora la Sovrintendenza può solo approvare quello che è già stato deciso e limitatamente alle condizioni d’uso, mentre prima esprimeva il proprio parere anche sugli spettacoli, sulla scelta della tipologia e sulla loro durata. Che adesso, come avevamo scritto su queste pagine a settembre scorso, spetta invece a una commissione regionale costituita da funzionari di nomina politica. Questo passaggio è figlio della creatività normativa della ex giunta Regionale guidata da Nello Musumeci, che aveva assegnato la rubrica dedicata alla cultura all’esoterico assessore Alberto Samonà (carissimo amico dell’assessore alla Cultura di Siracusa, Fabio Granata).
Lo spiega bene, in un post su Facebook, Margherita Corrado, ex parlamentare nazionale e soprattutto archeologa. “Un accordo interdipartimentale del 13 giugno 2016 – scrive – stabilisce di attivare una collaborazione tra il Dipartimento del Turismo e il Dipartimento dei Beni Culturali per la realizzazione di Spettacoli nei siti culturali, atti alla realizzazione della piena valorizzazione degli stessi siti. Gli spettacoli avrebbero dovuto coinvolgere solo ‘Enti e fondazioni sottoposti al suo controllo e vigilanza (del Dipartimento Turismo e Spettacolo), beneficiari di contributi regionali, oltre al Conservatorio V. Bellini di Palermo’. L’accordo stabilisce che ‘le manifestazioni ivi comprese, in quanto direttamente curate dall’amministrazione regionale, siano da intendersi esenti da canoni fissi e proporzionali di cui al D.Lgs 42/2004’.
La regia e la realizzazione del programma denominato “Anfiteatro Sicilia” vengono poste sotto il controllo dell’Assessore al Turismo e di quello ai Beni Culturali, tramite i rispettivi Dirigenti Generali. Nessun riferimento alla tutela dei teatri antichi, né tantomeno all’esercizio della tutela da parte delle competenti Soprintendenze. “Nel 2019 – spiega l’ex deputata – durante il mandato della Giunta Musumeci, con Decreto n. 1 GAB/TUR del 19.01.2019, gli Assessori Regionali al Turismo e ai Beni Culturali, nell’intento di regolamentare ulteriormente le attività di spettacolo nei siti culturali, decretano che: ‘È approvato l’Avviso pubblico, con il quale vengono definite le modalità di presentazione delle richieste per la realizzazione, nei siti di interesse culturale, di eventi artistici e musicali proposti dai soggetti indicati nell’Accordo Interassessoriale – ‘Anfiteatro Sicilia’ – di cui al D.D.G. n. 1462/DG/TUR del 13.06.2016, nonché da fondazioni, teatri stabili, teatri comunali ed altri soggetti che operano nel settore dello spettacolo”.
La Corrado parla di “un salto qualitativo e quantitativo con l’allargamento della platea dei soggetti che possono realizzare spettacoli, includendo anche tutto il mondo degli impresari dello spettacolo e i loro intermediari, i quali, stando ad atti successivi al 2016, sono onerati solo di un canone di 4000 euro e di una percentuale sui biglietti che, però, può variare di caso in caso ed è quindi difficilmente riscontrabile”. Nell’avviso pubblico allegato al decreto – sottolinea l’ex parlamentare e archeologa – non si fa riferimento agli Uffici preposti per legge alla tutela dei Beni, ma alla nomina di una “Commissione di Valutazione” che dovrà valutare la compatibilità degli eventi proposti in base ad alcuni criteri”. Una Commissione che, come detto, è di nomina politica e priva di soggetti competenti. Non vi è alcuna figura “dotata dei titoli previsti dall’articolo 9 bis del Codice dei beni culturali e del paesaggio per la valutazione di interventi sui beni archeologici, cioè un ARCHEOLOGO di prima fascia inserito nell’elenco redatto ai sensi del D. M. Mibact 244/2019, né tantomeno il Soprintendente competente per territorio”.
La Commissione, istituita nel 2019, è composta infatti dai seguenti membri: il presidente Massimo Barrale, violinista (morto a febbraio 2022); Riccardo Guazzelli, dirigente amministrativo, laureato in lettere moderne e attuale direttore parco Segesta, con voto deliberativo; Antonio Triolo, in possesso di laurea triennale in Economia aziendale, con voto deliberativo; Giuseppe Palmieri, geometra, con voto deliberativo; Sindaco del Comune ove si svolge l’evento, con voto deliberativo; Direttore del Parco archeologico di riferimento, con voto soltanto consultivo (quindi perfettamente inutile). Ecco chi decide del destino del teatro greco, di un bene dell’umanità. La politica, persone nominate e prive di competenza, un sindaco che, anche con l’uso ossessivo dei social, si è trasformato in un PR testardo, incapace di anteporre l’interesse collettivo, quello di tutela di un bene dell’Umanità, alle sue smanie di grandezza, alle sue esigenze di propaganda elettorale, al soddisfacimento dei bisogni dei suoi elettori.
In conclusione, dunque, siamo in presenza di un assalto a un prezioso bene archeologico, che non è di proprietà di Siracusa, ma del pianeta intero. A chi parla di fame di cultura e di eventi, suggeriamo di rispondere allestendo spazi adeguati in luoghi differenti e non lesivi dell’integrità della nostra storia. Non si sfama l’appetito culturale, divorando e distruggendo, per interessi privati o per strategia politico-elettorale, un prezioso bene culturale. Quello che speriamo è che si attivi una mobilitazione che vada oltre i confini di Siracusa e che ciò possa spingere la procura della Repubblica ad indagare e intervenire per fermare quello che è uno scempio dalle conseguenze irreversibili. Al contempo è necessario che le forze politiche di opposizione, in Regione, si battano per riconsegnare alla Sicilia una normativa che sia in linea con la tutela e la conservazione dei beni, per evitare in futuro che si possa sottoporre un pezzo di storia e di umanità alla minaccia dettata dagli interessi di qualche amministratore irresponsabile e di una stolta e famelica accolita di portatori di interessi privati.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org
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