A Bologna, in via dei Sabbioni 9, nei pressi dei Giardini Margherita, la Maison Laviniaturra è un atelier-salotto di alta moda fondato dalla fashion-designer Lavinia Turra che, nel 2017, ha voluto creare uno spazio pensato per accogliere come una vera casa può fare. Da quest’anno e per tutto il 2023, inoltre, la Maison si è ulteriormente aperta all’idea di trasformarsi in luogo di incontro e scambio sinergico per celebrare l’antico rapporto che coltivano l’arte e la moda, con una rassegna di mostre tutta al femminile che indaga, con sguardo contemporaneo, sulle nuove possibili strade che il futuro riserva.
Il 15 settembre è stata inaugurata “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa”, la personale dell’artista tarantina Alessandra Calò, che utilizza i materiali d’archivio come principale mezzo espressivo. Una serie di diorami (tecnica fotografica analogica utilizzata frequentemente da avanguardisti come Man Ray) con impressioni floreali, sono il frutto di un percorso pregresso fatto dall’artista con il progetto “Incontri! Arte e persone”, promosso dai Musei Civici di Reggio Emilia. Di quell’esperienza, l’artista racconta: “Incuriosita dalla ricca collezione custodita ed esposta nel museo, il focus è caduto su ciò̀ che non è visibile al pubblico: una serie di erbari custoditi in un vecchio armadio nella Saletta della Botanica. Nonostante il carattere scientifico che li contraddistingue (famosa è la collezione settecentesca di Filippo Re), ci siamo soffermati sullo sguardo romantico scoperto sfogliando un erbario dell’allora quattordicenne Antonio Casoli Cremona (1885), che catalogava in maniera amatoriale tutte le erbe presenti nel suo giardino e nei dintorni della città”.
Da questa premessa, l’artista, con l’aiuto dei partecipanti al progetto, ha catalogato e impresso in diorami le erbe spontanee – altrimenti chiamate “erbacce” – del giardino del museo. Quindi ha successivamente rielaborato queste impressioni sovrapponendo le erbe alle stesse mani dei partecipanti, creando un nuovo linguaggio fatto di simboli che rimandano alla fragilità umana. Nel suo testo critico, che accompagna la mostra, Azzurra Immediato sottolinea che “la ricerca che riconosce l’animo umano come abitante di questa terra, con il suo mistero esistenziale e la sua attesa immanente, è parte dell’abbecedario attuato da Alessandra Calò, nei suoi progetti artistici ed in particolare da ‘Herbarium. I fiori sono rimasti rosa’, che sviluppandosi in una forma composita di teche, stratificazioni di supporti e scrittura, sembra perimetrare una dispersione di storie, di soggetti, di un tempo passato e di visioni in grado di porre in stretto dialogo il presente […] Herbarium è sublimazione di un cammino che si è mosso a partire dall’osservazione delle antiche raccolte naturalistiche sino alla realizzazione di un erbario rayografico”.
Alessandra Calò ha spiegato come restando fedele al suo modus operandi, ha “creato sovrapposizioni dove materiali d’archivio, fotografia e processo analogico di stampa si fondono per dare vita ad un’opera. La tecnica consiste nell’esporre oggetti a contatto con l’emulsione fotosensibile, nello specifico quella utilizzata per il nostro erbario è composta da sali d’argento e di ferro, e si chiama callitipia”. “Ho realizzato numerosi progetti – conclude l’artista – con doppie esposizioni e sovrapposizioni, ogni immagine è unica, così come è unico ciascun partecipante. Oggi si punta alla perfezione con altissime risoluzioni, io cerco di andare controcorrente e puntare al difetto, perché è lì che riconosco l’umanità. Percepisco l’essere umano propriamente come il risultato di svariate sovrapposizioni”.
La mostra durerà fino al 31 ottobre e sarà visitabile dal martedì al sabato su appuntamento. Da questo progetto, dal profondo significato sociale, è nato anche un libro d’artista dal titolo “Herbarium. I fiori sono rimasti rosa” pubblicato da Studiofaganel editore.
Sarah Campisi -ilmegafono.org
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