Per i viaggiatori di tutto il mondo l’aereo è diventato ormai il principale mezzo di trasporto, sia per i viaggi a media distanza che lunga. Ogni giorno si alzano in volo migliaia di aerei che compiono in media 189 milioni di viaggi. Una cifra monstre che rappresenta uno dei principali problemi per il clima e l’inquinamento atmosferico. Già, perché se il trasporto aereo ci ha permesso di ridurre sensibilmente le distanze con ogni punto del pianeta, favorendo l’incontro di culture in un contesto sociale ormai globalizzato, allo stesso tempo rappresenta una grande minaccia per l’ambiente e, dunque, per la nostra sopravvivenza. Per questo motivo, in occasione dell’Accordo di Parigi, tra le aziende esortate a prendere provvedimenti per la riduzione delle emissioni hanno avuto un ruolo importante le principali compagnie aeree a livello globale. Tra queste spiccano le 7 che muovono un giro di affari più ampio, e dunque, un numero di voli maggiore: Lufthansa, AirFrance-KLM, International Airlines Group, Ryanair, Easyjet, SAS e TAP Air Portugal.
Nei giorni scorsi, Greenpeace ha diffuso un rapporto che analizza gli impegni sul clima proprio di queste compagnie, svelando una realtà che probabilmente non era così impensabile. Dal report risulta evidente, infatti, come le grandi aziende del trasporto aereo abbiano adottato misure efficaci solo per ripulirsi la faccia rispetto al ruolo cruciale che hanno nell’inquinamento globale, piuttosto che cercare soluzioni reali che limitino realmente le emissioni di CO2. Non solo le misure adottate sono insufficienti rispetto agli impegni presi, ma il greenwashing operato dalle compagnie rallenta lo sviluppo di soluzioni che siano realmente efficaci.
Chi effettua acquisti si sente più tranquillo quando legge frasi come “questo volo rispetta l’ambiente” o “opzione ecosostenibile”. Risulta subito evidente leggendo il rapporto come questi slogan servano solo a vendere più biglietti e soprattutto a cancellare, agli occhi del consumatore, la cattiva reputazione ambientale, ben motivata, delle compagnie aeree. Gli attivisti, non si sono limitati a sottolineare il problema, ma hanno fornito anche delle soluzioni da adottare nell’immediato. È stato evidenziato, infatti, come sia più urgente che mai “riformare il settore per renderlo più sostenibile da un punto di vista climatico e sociale, riducendo le inefficienze ed eliminando ad esempio i voli a corto raggio che hanno una valida alternativa in treno”.
Il rapporto di Greenpeace passa in rassegna anche le politiche di responsabilità sociale delle varie compagnie, che risultano insufficienti nonostante i numerosi benefici che sono arrivati dall’UE, ad esempio con gli oltre 30 miliardi messi a disposizione per la ripresa post-covid. In questo contesto ci si sarebbe aspettato un intervento più serio da parte di queste compagnie ed è per questo che in risposta a quanto emerso Greenpeace ha lanciato la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti”, che attualmente è stata già appoggiata da oltre 30 organizzazioni internazionali e che si prefigge l’ambizioso traguardo di un milione di firme.
Il raggiungimento di questo obiettivo obbligherebbe la Commission europea a discutere una proposta di legge per mettere fine al greenwashing di chi inquina, incluso il settore in esame, proprio come è successo qualche anno fa con l’industria del tabacco. Una firma è il primo passo per rendere più consapevoli i consumatori e per spingere a chi inquina ad adottare soluzioni reali.
Vincenzo Verde -ilmegafono.org
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