La plastica rappresenta un problema ormai più che tangibile per il nostro ecosistema, a partire dai mari, ormai invasi da miliardi di bottiglie. Nonostante ciò, il mercato italiano continua a far circolare questa merce così pericolosa, mettendo a rischio la salute del pianeta e di chi lo abita. La plastica, prodotta da petrolio e gas fossile, investe l’ambiente in ogni fase della sua produzione, dalla ‘nascita’ fino all’incenerimento, sprigionando sostanze tossiche. Clima, salute, sostenibilità sono perennemente sotto attacco.
Il ciclo di vita della plastica produce emissioni pari a quelle di 200 centrali a carbone, senza considerare l’impatto dei trasporti, che a loro volta inquinano l’aria. Stando a questi ritmi la produzione di plastica potrebbe addirittura triplicare entro il 2050. Ma c’è dell’altro: le sostanze chimiche con cui sono prodotte le materie plastiche potrebbero provocare danni ingenti alla salute umana, tra cui forme tumorali, squilibri a livello ormonale: basti pensare ai problemi di salute recati da chi vive nei pressi di impianti petrolchimici.
L’Italia mantiene un triste primato in tal senso: siamo il terzo paese al mondo dopo Messico e Thailandia per consumo di bottiglie di plastica, con più di 11 miliardi all’anno. Le vendite di bottiglie d’acqua minerale in plastica sono passate da circa.5 a 10 miliardi l’anno. Solo la metà dei PET (la plastica utilizzata per le bottiglie) viene raccolto per essere riciclato, mentre solo il 7% diventa nuove bottiglie. Tutto il resto diventa materiale da inquinamento, o bruciato negli inceneritori e discariche, incrementando i reati ambientali.
Per questo motivo, Greenpeace ha lanciato una campagna per chiedere alle principali aziende di acqua e bevande diffuse in Italia di ridurre drasticamente l’uso di bottiglie di plastica monouso. “Le alternative alle bottiglie di plastica – scrive Greenpeace – esistono, ma le aziende non vogliono usarle. Convinciamole a cambiare!”.
Redazione -ilmegafono.org
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