Si stava aspettando il passaggio in zona gialla per inaugurare finalmente la personale del maestro Alfredo Pirri, noto artista contemporaneo, nei suggestivi spazi del Castello Maniace, a Ortigia (Siracusa). Prodotta da Aditus Culture, insieme alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, per la Regione Sicilia, e curata da Helga Marsala, la mostra vuole dare una nuova prospettiva alla storia e all’arte, creando un ponte tra passato, presente e futuro. L’immensa installazione posta nella Sala Ipostila consiste in una ripavimentazione di specchi calpestabili (per un totale di 800mq) dove si moltiplicano le immagini delle volte a crociera e delle colonne in pietra luminosa, della sobria architettura normanna.

Il pavimento di specchi è attraversato da “scie di frammenti” create dall’artista facendo rotolare dei “proiettili” in pietra di antiche catapulte – concessi dalla collezione del Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa – in dialogo con le trasparenti e visivamente più leggere Sfere colorate progettate da Pirri. Lo stesso artista dichiara: “L’azione si è compiuta facendo rotolare una grande sfera di pietra, che col suo peso ha generato una scia luminosa, al pari quasi di una cometa”. Le prime crepe create così dall’artista apriranno le danze alle successive che si creeranno sotto il peso dei passi dei visitatori.

In una seconda sala, la Project Room, che racconta l’aspetto grafico e progettuale del lavoro, sono esposti dei frammenti di capitelli ritrovati nel sito del castello accostati ad altre opere di Pirri: due nuovi disegni e una maquette di specchi dedicati al Maniace, insieme a una serie di acquerelli recenti. La grande installazione partecipativa, che si crea e si trasforma con i passi del pubblico, creata grazie alla sinergia ed alla collaborazione tra enti pubblici e privati, può essere idealizzata come spiraglio di una nuova luce che porti finalmente e nuovamente l’attenzione, delle amministrazioni in primis e dei cittadini di conseguenza, sull’importanza, sul rilievo e sul prestigio che possono acquisire un luogo e una comunità quando si investe nella cultura contemporanea.

L’assessore ai Beni Culturali e Identità Siciliana, Alberto Samonà dichiara: “Questa installazione apre a una rilettura dell’antico attraverso nuove forme narrative, crea un ponte ideale tra passato, presente e futuro e ci avvia sulla strada di una modernità da indagare secondo prospettive inedite”. Presente che guarda al passato per avviarsi al futuro. Fin qui tutti d’accordo. E sarei anche d’accordo con il nuovo Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, Salvo Martinez, quando dichiara che “è anche in questa direzione che immagino possa e debba procedere oggi l’azione di una Soprintendenza: non solo tutela e sguardo sull’antico, ma anche apertura al nuovo, ai linguaggi del presente, al potenziamento del patrimonio attraverso operazioni brillanti di rilettura e attualizzazione”. Urca che belle parole.

E allora viene da chiedersi come mai lo stesso Soprintendente Martinez, che decanta un pensiero così progressista in questa conferenza stampa, abbia potuto firmare l’ok alla “ristrutturazione” e non “restauro” – non smetterò mai di ripeterlo – delle casermette della Batteria Emanuele Russo di Punta Maddalena? E perché la Regione, signor assessore regionale, non ha ancora sottoposto a vincolo paesaggistico quell’area? Perché non basta fare una mostra Blockbuster con un grande artista e una produzione nazionale – cosa che alla nostra città, ancora acerba di arte contemporanea può fare solo bene – per “dare una svolta”.

Serve un piano strategico che metta in collaborazione tutte le realtà, dalle associazioni alle imprese, che sia volta alla tutela di tutti i siti, tutti i beni archeologici, culturali e ambientali e, soprattutto, tutti i tipi di identità siciliana. Senza favoritismi, senza nepotismi, senza distinzioni sociali. Servono trasparenza, collaborazione, apertura e partecipazione. Serve rimettere a disposizione della comunità gli spazi pubblici, serve non lasciare indietro nessuno, anzi, dare priorità agli ultimi. In ogni caso, non vedo l’ora di tornare e contribuire con i miei passi all’opera di un grande maestro, che in questa polemica non deve entrare e che, anzi, ha contribuito a darmi un barlume di speranza. Ed è questo, in fondo, il dono più incredibile che possa farti l’arte.

Sarah Campisi -ilmegafono.org