Ne avevamo già parlato qualche tempo fa, quando in pieno lockdown si intuiva che il Coronavirus avrebbe cambiato le dinamiche sociali ed economiche, mentre tante voci autorevoli avevano previsto che la criminalità sarebbe riuscita ad approfittarne nella maggior parte dei casi. A distanza di così poco tempo, possiamo dire che è accaduto esattamente questo, con la criminalità (organizzata e non) sempre più attiva e forte, con alcune novità importanti che fanno riflettere. Secondo l’ultimo report pubblicato dall’Osservatorio del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, presieduto dal prefetto e direttore della Criminalpol, Vittorio Rizzi, da marzo a luglio 2020 i casi di reati informatici sono aumentati del 32%. Un incremento che va dai 51.030 dell’anno scorso ai 67.287 di quest’anno (nello stesso periodo).
È chiaro, quindi, come il lockdown abbia favorito reati a distanza, reati che all’apparenza possono sembrare innocui rispetto ad altri più noti e comuni, ma che in realtà nascondono una pericolosità che ha a che fare con la nostra privacy, la nostra vita, oltre che i nostri soldi (quando si tratta di truffe). La novità del cybercrime non è poi del tutto tale: casi del genere sono in continuo aumento ormai da diversi anni e la polizia è costantemente impegnata a proteggere le vittime di attacchi così mirati e pericolosi. Resta, più che altro, la triste sensazione che bisogna dover convivere con gente senza scrupoli che agisce in maniera scellerata e criminale anche nei periodi più neri come quelli già vissuti, indifferente rispetto alla condizione delle vittime colpite e che potrebbero vedere la propria vita stravolta per sempre.
Lo stesso, ovviamente, vale per un altro dei crimini in maggior aumento rispetto all’anno scorso: l’usura. Questa, ovviamente, è la più scontata delle conseguenze in tempi di ristrettezze economiche e difficoltà varie. Un reato che è più vecchio del mondo stesso e che, nonostante i mezzi a disposizione oggi, resta sempre forte e presente, soprattutto tra le fasce più deboli. Secondo il dossier dell’Osservatorio, sebbene i casi totali siano in leggera flessione, si sarebbero registrati numeri preoccupanti in Campania (+21%) e Lazio (+45%), dove l’usura avrebbe colpito indistintamente privati e imprese.
C’è poi da considerare l’enorme ombra di omertà e paura che spinge tanta gente a non denunciare e ciò, ovviamente, aumenterebbe di gran lunga i dati ufficiali di cui sopra. L’usura è un fenomeno odioso, legato anche alle organizzazioni criminali. A proposito di mafia, pare che negli ambienti mafiosi si stia facendo spazio il settore del “servicing”. Nello specifico, secondo gli inquirenti della Procura Nazionale Antimafia guidata da Federico Cafiero de Raho, sembra che le mafie stiano puntando “alla gestione, all’incasso e al recupero” dei crediti deteriorati delle banche e, cosa ben più preoccupante, all’accumulo degli stessi crediti verso “le pubbliche amministrazioni”. Un controllo economico a tappeto, quindi, che rischia di inondare le casse della criminalità di soldi cash, di liquidità vera e propria.
Il report si conclude poi con un altro dato da considerare, un dato che rispecchia una realtà meno legata al mondo della criminalità in quanto tale, ma che crediamo necessiti dello stesso spazio e della stessa voce di quest’ultima. Si tratta della violenza di genere e, purtroppo, di quella nei confronti delle donne. Sebbene durante il lockdown si sia vista “una generale flessione rispetto agli analoghi periodi del 2019”, è a partire da maggio che le cose sono cambiate in peggio, con un aumento importante in termini assoluti (+7%). Anche in questo caso, resta da capire quanto siano attendibili questi numeri, dato che ancora oggi (nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione) tante, troppe donne non trovano il coraggio e le tutele necessarie per denunciare, restando nella palude, perché spaventate, terrorizzate da uomini e da contesti familiari a loro avversi e contro cui tutti noi dobbiamo lottare senza sosta.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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