L’antifascismo passa anche dalla street art. C’è chi imbratta le superfici ben in vista delle nostre città con svastiche, croci celtiche o scritte offensive e chi per fortuna trasforma questi oltraggi in piccoli capolavori, con azioni d’arte urbana dal linguaggio semplice, ironico, allegro e, in questo caso possiamo dirlo, anche appetitoso. L’artista che ha scelto di cancellare queste macchie d’odio con prelibatezze alimentari non può che firmarsi Cibo, nome d’arte di Pier Paolo Spinazzè, classe 1982, street artist veronese che scatena le sue coloratissime bombolette per coprire tutto ciò che inneggia al nazi-fascismo.
La carriera di Pier Paolo abbraccia la grafica ed il packaging, ma i muri delle città restano le tele su cui da più di vent’anni preferisce esprimersi. In questi anni ha lavorato in strada sotto diverse firme e solo da dieci si dedica al progetto Cibo per opporsi alle espressioni grafiche d’odio, alla loro silenziosa accettazione e per rispondere all’impoverimento intellettuale a cui assistiamo, con azioni che invitino tutti a riflettere, ma soprattutto a riscoprire nella cultura la risposta a certi messaggi negativi. La sua, quindi, non è solo una forma d’arte, è un’azione sociale ed è qualcosa di cui oggi più che mai abbiamo bisogno.
Con i suoi colori ricopre di allegria i simboli che parlano di odio, discriminazione e violenza e usa il cibo, emblema della nostra tradizione, perché rappresenta il buono, la socialità e la condivisione. Perché il cibo rappresenta tutto ciò che più di ogni altra cosa ci unisce. Ed ecco che dove una volta c’era una svastica ora troviamo delle vivacissime angurie e dove c’erano parole offensive oggi abbiamo una caprese con mozzarella e pomodori succosi. La sua varietà alimentare, rappresentata con divertentissimi e coloratissimi fumetti, cattura il nostro sguardo e ci rende partecipi, ma anche promotori di un messaggio tanto semplice quanto profondo: “il buono copre il cattivo”.
Le sue posizioni contro certe ideologie e i suoi messaggi contro una politica locale che le asseconda o ancora peggio le giustifica, nel tempo gli sono costate intimidazioni, ritorsioni e minacce, ma Pier Paolo riesce magicamente a convertire gli attacchi che riceve in ricette a colori che, anche grazie al suo staff, continuano ad invadere di allegria i muri della sua Verona. Vogliamo chiudere questo articolo con le parole dell’artista e un invito da cogliere: “Se ci metto la faccia è perché ho la speranza che altri mi seguano nel rendere le città libere dall’odio e dai fascismi, qualsiasi bandiera portino oggi. Scendete in strada e non abbiate paura! La cultura e l’amore vinceranno sempre su queste persone insipide!”
Vi consigliamo di curiosare nel profilo Instagram di questo giovane e determinato artista (clicca qui) per conoscere le sue opere e il messaggio di pace ed umanità che esprimono, sapendo già che correte il rischio di fare indigestione dell’unico ingrediente che non guasta mai, l’ironia.
Serena Gilè -ilmegafono.org
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