Si sta sciogliendo sempre di più e ora addirittura rischia di crollare: è quanto sta succedendo al ghiacciaio Planpincieux del Monte Bianco, che sta scivolando a valle. Si apre così l’emergenza climatica in Italia che sembra possa portare conseguenze importanti per il nostro territorio. Il parere dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è chiaro: entro la fine di questo secolo le Ande, le Alpi europee e le catene montuose dell’Asia settentrionale perderanno fino all’80 per cento dei loro ghiacciai, se continueranno le emissioni che si sono verificate negli ultimi decenni.
In questi giorni sta proseguendo l’accelerazione della parte frontale del ghiacciaio, che sta scivolando verso valle di 90 centimetri. A riferirlo è un bollettino di aggiornamento diffuso dalla Regione Valle d’Aosta e dalla Fondazione montagna sicura di Courmayeur. Dalle parti retrostanti, invece, si registra uno scivolamento costante: 30 centimetri al giorno per quella centrale e 15 centimetri per quella in coda.
Sembrerebbe che, a differenza dei primi giorni in cui è iniziato a verificarsi il fenomeno durante il quale il ghiacciaio si muoveva di 50-55 centimetri nelle 24 ore, la velocità ora si sia stabilizzata. Sono ancora in corso le stime di quanta neve sia caduta effettivamente, ma potrebbe aggirarsi sui 3-4 mila metri cubi. Secondo gli esperti si tratterebbe di una piccola porzione che è in linea con i distacchi che frequentemente si verificano dai ghiacciai. Situazione più preoccupante, invece, per la massa imponente di 250 mila metri cubi che ha portato in via precauzionale alla chiusura della strada che attraversa la Val Ferret.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato invitato a vedere i ghiacciai per constatare di persona quello che sta accadendo. Al momento si trovano in una fase di sofferenza, ma del resto si parla di malessere mondiale. A tal proposito, infatti, non sono mancati i movimenti di protesta. Greenpeace chiede che vengano presi al più presto dei reali provvedimenti e che le promesse si trasformino in fatti. Nello specifico: è importante chiarire cosa succederà alla chiusura di ogni centrale a carbone; azzerare i sussidi alle fonti fossili e investire questi soldi nelle energie rinnovabili ed efficienza energetica; fare luce sulle attività estrattive, dato che la moratoria sui nuovi permessi finirà e c’è il rischio che il nostro territorio possa essere di nuovo oggetto dei progetti dei petrolieri; infine, modificare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, in modo da ridurre il più possibile le emissioni.
L’emergenza è in atto e occorre avviare soluzioni concrete, ma soprattutto durature che permettano di limitare e non accentuare i danni già in corso dovuti principalmente al clima, come nel caso del Monte Bianco che tocca da vicino la realtà italiana.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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