Il tentativo tardivo e piuttosto impacciato del Movimento 5 Stelle di prendere le distanze dalla Lega nasce dalla necessità di distanziarsene in vista delle prossime elezioni. Pare evidente che i sondaggi sinora non abbiano assolutamente premiato la strategia del Movimento, completamente piegato alla Lega. E in certe stanze, lo abbiamo imparato, certe scelte si fanno solo e soltanto in ottica pubblicitaria. Fanno quindi sorridere le manfrine sul 25 aprile tra M5S e Lega. Fa persino finta di arrabbiarsi, il nostro presidente Conte, il quale vorrebbe dare al governo una veste istituzionale.
Dieci mesi di governo a cercare di non pestarsi i piedi e portare a casa le mance elettorali necessarie ad aggiudicarsi il protrarsi del miracolo nazional-populista, mentre su tutti i giornali si fa la corsa a raccontare i retroscena e i presunti litigi di governo. Dieci mesi di governo e di sostanziale accordo su tutto. Nessuna votazione contraria ma soltanto scenette, paroline sussurrate, mesti tentativi di alzare la mano. In Parlamento o nei luoghi deputati, la solidità granitica del Movimento è stata scalfita solo da pochi ribelli, prontamente espulsi e bollati come reietti. Nel frattempo non sono mancati i tentativi di approccio con i peggiori partiti di destra e anti-europeisti (ivi compresi gli amici dei gilet gialli).
Adesso la macchina della propaganda prova a vendere l’idea di un Movimento diverso profondamente dalla Lega, chissà magari anche più di sinistra. Chissà cosa ne pensa il segretario del PD, Nicola Zingaretti, ormai chiamato a svolgere il ruolo di pontefice ecumenico del centrosinistra e forse futuro mediatore con Di Maio. Si potrebbe cadere nell’errore di credere che Di Maio e sodali siano solo compagni che sbagliano. E che sbagliano è sicuro. Siamo dinnanzi a un gruppo parlamentare che ha scelto per la RAI, ad esempio, il peggior repertorio retrogrado e complottista.
Che non ha aperto bocca per gli abomini perpetrati dall’amico al ministero dell’Interno sulle navi abbandonate in mare, ma che anzi ne è stato complice (come mostra l’indagine a carico di Toninelli, Di Maio e Conte sul caso Sea Watch). Un gruppo parlamentare che ha attaccato duramente le Ong senza nessuna prova, né ragione se non quella di rincorrere la Lega sullo stesso terreno. Peraltro non va dimenticato che il Movimento vanta un controllo importante della macchina politica italiana, date le percentuali altissime ottenute alle ultime politiche. Hanno praticamente avallato tutto visto che la Lega, ricordiamolo, ha preso circa la metà dei voti.
Giunti a questo punto e dato l’inasprirsi dei toni, l’atteggiamento del M5S sembra orientato a far cadere il governo. Salvini getta acqua sul fuoco (evidentemente fino ad oggi ha beneficiato alla grande dell’appoggio di Di Maio) e vedremo se ci riuscirà. L’eventuale tentativo di far saltare il banco però andrebbe valutato alla luce delle prospettive economiche a breve termine del nostro Paese.
La prospettiva di dover approvare una manovra che si porta dietro l’aumento dell’IVA e un probabile e necessario aumento delle imposte per finanziare le manovre populiste del governo, in un contesto di recessione e disoccupazione, è un problema forse troppo grande per assumersene la responsabilità. Nessuno forse vuole restare con il proverbiale cerino in mano e vorrà trovarsi nelle condizioni da campagna elettorale di addossare le colpe ad altri, per esempio l’Europa.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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