L’Italia è il Paese delle ruspe, ma solo quando c’è da scagliarle contro i disperati e la solidarietà, mentre invece rimangono ferme e spente quando si tratta di ristabilire legalità e restituire alla cittadinanza porzioni di territorio violentate da mafie, illegalità e abusivismo. Legambiente, nel suo dossier “Abbatti l’abuso”, denuncia la triste situazione delle demolizioni in Italia, scattando una fotografia che mostra una nazione segnata da un abusivismo che è divenuto una prigione dalla quale appare quasi impossibile uscire.
Il rapporto di Legambiente parla chiaro, racconta di un Paese in cui ci sono oltre 71mila immobili per i quali sono già state emesse ordinanze di demolizione. Più dell’80% di tali ordinanze, però, sono rimaste ineseguite, nonostante la legge imponga l’obbligo di demolire gli edifici abusivi. I comuni tentennano, anzi dormono e non agiscono: così accade che gli immobili che sarebbero dovuti sparire negli ultimi quindici anni siano invece ancora in piedi. Le aree più interessate sono quelle costiere, nelle quali i comuni sono interessati in media da 247 ordini di abbattimento.
Un altro elemento che colpisce, nella denuncia di Legambiente, è il fatto che soltanto “il 3% degli immobili da abbattere viene acquisito al patrimonio comunale, come previsto per legge in caso non venga effettuato dal proprietario”. Insomma, la ferita dell’abusivismo che ha martoriato l’Italia per decenni sembra non volersi rimarginare, o meglio, sembra non trovare medici disponibili a curarla.
D’altra parte, è ancora fresca nella memoria collettiva la beffa di Licata (Agrigento), dove lo scorso anno, il sindaco Cambiano, che aveva dichiarato guerra all’abusivismo e portato avanti un piano di abbattimenti, con 67 abitazioni demolite, è stato sfiduciato dal consiglio comunale e costretto a lasciare l’incarico. Un caso che non ha prodotto nulla se non un po’ di indignazione e solidarietà. Perché questo Paese, purtroppo, non ha cambiato idea sulla questione degli immobili abusivi, anzi ha rilanciato, se è vero che il “governo del cambiamento” è lo stesso che propone e fa approvare condoni, segnando continuità con la posizione espressa un anno fa dall’attuale vicepremier Di Maio, il quale giustificava l’abusivismo con una sorta di condizione di“necessità”.
E allora, mentre le ruspe vengono usate per violare diritti umani e per operazioni vergognose di propaganda, nulla si fa e si progetta per risanare le situazioni di illegalità presenti nel Paese, ma al contrario si procede dritti in quella identica direzione. Con una totale indifferenza per la legge e gli obblighi che impone. Molto spesso, pur di non demolire, pur di non subire le proteste degli abusivi, si preferiscono persino soluzioni “creative” che sono ancora più irritanti. Come i casi di Pizzo Sella, a Palermo, la montagna invasa da abitazioni abusive, segnale visibile del potere mafioso dei decenni passati, o dell’hotel Castelsandra di Castellabate (Salerno).
Come ricorda Legambiente nelle pagine del dossier, per Pizzo Sella qualche anno fa venne organizzato un concorso per riqualificare gli scheletri delle dimore abusive, mentre per l’hotel di Castellabate, ex quartier generale del clan Nuvoletta e degli altri clan camorristici della zona, a dicembre scorso “il Comune, il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano e la soprintendenza, alla presenza dell’allora ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, hanno firmato un protocollo per il recupero del manufatto”. Una scelta assurda che Legambiente ha contestato duramente sostenendo che l’ecomostro di Castellabate “che deturpa da decenni uno dei luoghi più belli della Campania va demolito, così come è già stato per i villini che componevano il resto del complesso turistico”.
Sono solo due esempi di come in Italia sia difficile demolire immobili e rimediare alla illegalità di un abusivismo che si è sempre intrecciato con mafia e malaffare. Per questa ragione, nell’epoca delle soluzioni “creative” e dei condoni che vogliono riprodurre le ferite sulla pelle dei territori e dell’ambiente, Legambiente ha presentato una proposta di legge “che renda più rapido ed efficace l’istituto delle demolizioni degli immobili abusivi”. Una proposta che tocca sei punti fondamentali (che potete leggere alle pagine 24 e 25 del dossier), come il trasferimento di esclusiva responsabilità ai prefetti, la riformulazione dell’istituto dei ricorsi, la ridefinizione della prescrizione, la chiusura dei condoni e altro ancora.
Una proposta compiuta che, se accolta e approvata, potrebbe dare finalmente una spinta importante al tema delle demolizioni e portare a compimento gli abbattimenti già disposti dalla legge, oltre a rintracciare altre situazioni di illegalità da risolvere. Lo sforzo di Legambiente è importante, anche se, considerando l’andazzo e le logiche di questo governo, il pessimismo su tale questione risulta più che legittimo.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org
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