In campagna elettorale, si sa, le promesse si vendono come al banco della frutta, tra impegni non sempre fattibili e onde sempre più impervie da cavalcare. Ed è in questo mare magnum di confusione e scarso contatto con la realtà che si generano polveroni e fantasmi poco rassicuranti, nel tentativo di arraffare voti a suon di qualunquismo e nemici comuni, pescati da chissà quale malessere recondito e mal celato. Il qualunquismo in questione, che da sempre regna sovrano in politica si trasforma puntualmente in una serie di pezze utilizzate per rattoppare alla meno peggio programmi elettorali che fanno acqua da tutte le parti, un elenco di frasi fatte che stridono col buonsenso.
Uno degli ultimi pezzi da novanta della campagna elettorale che ci sta traghettando verso il 4 marzo, non senza incertezze, si è consumato negli scorsi giorni a Roma, sul tavolo del convegno “Oltre l’inverno demografico”, organizzato da Alleanza Cattolica e dal Comitato “Difendiamo i Nostri Figli”. Un incontro al quale hanno preso parte Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Stefano Parisi ed Eugenia Roccella di “Idea-Noi con l’Italia”. Una folta schiera di nomi noti per la linea politica assai legata, sulla carta, a valori tradizionali, figli di quel predicare bene e razzolare male che tanto piace a un discreto gruppo di politici nostrani.
Ma l’affermazione che più ha fatto scalpore porta il nome di Eugenia Roccella, candidata di Forza Italia alla Camera in Emilia Romagna: «Aboliremo le Unioni Civili», avrebbe tuonato, in nome dell’impegno a frenare un “preteso progresso” della sinistra che porterebbe al “baratro e alla fine dell’umano”.
Sarebbe molto divertente se non fossero parole di una candidata alle elezioni e se non fossero state pronunciate in campagna elettorale. A supporto di questa tesi si pronunciano parole sull’amore e sulla gioia dell’essere amati, dell’essere padri, madri e anche figli, puntando l’attenzione su un sistema di valori esclusivamente legato alla religione cattolica. Senza considerare che la gioia dell’essere amati può essere condivisibile anche da chi non è credente o da chi semplicemente ha una differente concezione di realizzazione personale, negando, infine, la libertà di scelta sul tipo di relazione da intraprendere.
C’è da chiedersi dove si nasconda la gioia di essere amati nella volontà di negare un diritto acquisito dopo anni, decenni anzi, di lotte assolutamente trasversali, nell’impegno ad abolire (o cambiare radicalmente, cit.) una legge che di politico non ha nulla, dato che accoglie le esigenze di cittadini di ogni appartenenza ideologica. Una legge appoggiata da illustri rappresentanti di destra, seppur proposta dalla senatrice Monica Cirinnà del Pd. Ed è stata proprio la senatrice Cirinnà a commentare le dichiarazioni della Roccella: «Vogliono abolire le Unioni Civili? Dispiace per loro, ma ogniqualvolta che si è approvata una legge per i diritti civili non si è mai tornati indietro».
Si parla di difendere la famiglia tradizionale, da cosa non si è ancora capito, si parla di riscoperta dell’umanità e della solidarietà, dimenticando una porzione sociale che ha diritto di esistere anche legalmente. Si accusa questa apertura al progresso di aver ostacolato le nascite e segnato un calo demografico, dimenticando che non sono di certo le unioni omosessuali a intralciare la volontà degli italiani di metter su famiglia. E se la ricca Germania è ultima dietro l’Italia per il tasso di natalità, non può essere per motivi che vanno oltre l’autodeterminazione e la stepchild adoption? Un diverso schema di valori, per esempio.
Ecco, bisognerebbe ripartire proprio da questo: rifacendosi a un adagio vivo nella retorica, ma in questo caso funzionale, ci sono problemi più importanti a cui pensare, cavalcare l’onda conservatrice venata di omofobia non è di certo tra le priorità di un paese che ha bisogno di tutt’altro che passi indietro e ridicole abolizioni. Bisognerebbe capire qual è il parametro tra umano e il sopraddetto disumano, laddove umanità significa universalmente anche rispettare e amare il prossimo, un principio che di certo non hanno inventato né giornalisti, né politici.
Bisognerebbe inoltre stilare una lista di priorità per un Paese che non ha bisogno di rinnovare falsi mostri e fantasmi che fomentino l’odio, in nome di una volontà che protegge soltanto poche idee retrograde. E verrebbe anche da commentare “da che pulpito!”, ma lasciamo la retorica delle frasi fatte a chi non ha più niente da dire.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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