A Catania, a due passi dal centro, un bene confiscato alla mafia verrà presto riconsegnato alla comunità, a tutti i cittadini che hanno lottato per la sua riassegnazione e a quelli che attendono di poterne usufruire nel migliore dei modi. Il bene in questione, confiscato nel 1999, è un seminterrato appartenuto ad un prestanome di cosa nostra legato al boss Nitto Santapaola, l’uomo di spicco della mafia catanese che, nei decenni passati, ha reso il capoluogo etneo terra di sangue e di potere criminale. L’appartamento dispone anche di un grande giardino ed è proprio per tale motivo che le associazioni a cui è stato assegnato hanno deciso di chiamarlo “Il Giardino di Scidà”.
La scelta del nome è stata presa di comune accordo al fine di ricordare la memoria e la figura di Giambattista Scidà, giudice e storico presidente del Tribunale dei minori di Catania, il quale per tanti anni ha combattuto nel tentativo di difendere i giovani dal pericolo rappresentato dalla criminalità organizzata e di consegnare loro una città diversa, migliore e più giusta. È proprio da questo, infatti, che Catania dovrà ripartire: dal ricordo di uno dei suoi uomini più illustri nel campo della legalità e soprattutto dalla “riconversione”, attraverso la confisca, di un bene un tempo mafioso in un luogo in futuro accessibile a chiunque.
Come accennato poc’anzi, sono diverse le associazioni e le realtà culturali e antimafiose che si sono spese per l’assegnazione del bene e che, lo scorso anno, sono riuscite ad ottenere le chiavi dell’appartamento: tra queste vi sono I Siciliani Giovani, Gapa, Arci, Anpi e Fondazione Giuseppe Fava. Una rete di associazioni ed enti che si è sin da subito data da fare per riconsegnare un locale da tempo abbandonato e che necessita pertanto di qualche ristrutturazione.
A tale scopo, infatti, è stata indetta una raccolta di soldi, attraverso lo strumento del crowdfunding, per un periodo di 40 giorni, di cui è possibile trovare tutti i dettagli sul sito www.produzionidalbasso.com; sulla celebre piattaforma di crowdfunding, ogni persona potrà donare una somma qualsiasi e far sì che la cifra necessaria al completamento dei lavori (10.000 euro) venga raggiunta il prima possibile. La raccolta, inoltre, godrà di un’ulteriore donazione che verrà presentata da Banca Etica, l’istituto bancario che ha selezionato tale progetto e che si è fatto carico di aggiungere il 25% della somma totalizzata alla scadenza della raccolta stessa.
L’impegno mostrato dalle associazioni e, soprattutto, dai cittadini onesti che popolano il capoluogo siciliano, non può e non deve essere vano, né tantomeno il ricordo di uomini coraggiosi che fisicamente fanno parte del passato ma, idealmente, anche del presente e del futuro della città.
L’obiettivo comune, come detto, è quello di riconsegnare l’appartamento alla comunità e fare in modo che diventi un punto d’incontro, un luogo dove poter vedere dei film all’aperto in estate o magari dove dare la possibilità ai bambini di giocare, imparare un nuovo strumento, conoscersi. Ma non solo: quel che è forse più importante e che sta maggiormente a cuore a chi sostiene il progetto, è il lavoro sulla memoria. Lavorare affinché questi giovani vengano a conoscenza e apprendano quanto è stato fatto in passato dagli uomini dell’antimafia e, in generale, da tutti coloro i i quali non si sono mai piegati al potere mafioso. È per questo che si è pensato di rendere il locale una vera e propria “casa della memoria”, con tanto di foto, quadri e testi di Giuseppe Fava e, naturalmente, dello stesso Scidà.
Perché un bene confiscato non deve rimanere un’entità fine a se stessa, né può essere dimenticato, abbandonato. Per poter davvero sconfiggere la criminalità organizzata non solo economicamente, ma anche culturalmente, è importantissimo che la società civile si appropri di nuovi spazi di legalità, spazi che un tempo erano proprietà mafiosa e che oggi invece vengono restituiti alla comunità, alla gente. Diventa fondamentale che in un bene come il Giardino di Scidà nasca e cresca una generazione nuova, fresca e soprattutto libera dalle scorie della cultura mafiosa e dalla paura.
Non sarà facile, questo è chiaro, ma siamo sicuri che le associazioni e i cittadini ce la metteranno tutta affinché a Catania torni la voglia e la forza di combattere nel migliore dei modi, partendo da un luogo dal grande valore simbolico e dal nome significativo.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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