Chiunque, almeno una volta nella propria vita, ha pensato a Malta come ad una delle isole più interessanti del Mediterraneo, un vero e proprio must see per via della sua vicinanza all’Italia, non solo geograficamente, ma anche culturalmente, oltre che da un punto di vista prettamente climatico. L’isola, inoltre, grazie ad una vita notturna movimentata, è spesso meta di giovani turisti oltre ad essere diventata la casa di tantissimi connazionali. Insomma, quando si pensa a Malta di solito lo si fa con un sorriso, come una di quelle idee piacevoli che vengono all’improvviso quando siamo alle prese con l’organizzazione delle vacanze estive.
L’immagine di Malta, così idilliaca e sensazionale, purtroppo è reale fino a un certo punto, e ce lo ha dimostrato l’ennesimo caso che ha sconvolto il piccolo stato europeo. Il 16 ottobre scorso, infatti, una bomba è stata piazzata all’interno dell’auto di Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese da tempo alle prese con diverse inchieste nei confronti della politica nazionale ma anche di criminali vari. L’esplosione l’ha uccisa all’istante, dando un colpo durissimo alla libertà di stampa del Paese. I cittadini dell’isola, infatti, hanno avuto a che fare con una vera e propria escalation di casi simili negli ultimi anni, vivendo una situazione sociale che è divenuta insostenibile e che ha trasformato le città maltesi in un luogo sempre meno sicuro.
Ma chi era Daphne Galizia? E perché è stata uccisa? La giornalista maltese si è sempre caratterizzata per aver avuto una passione notevole nei confronti della verità, della giustizia, soprattutto se ciò si scontrava con gli interessi dei potenti; eppure, solo da qualche anno a questa parte aveva ottenuto un’attenzione mediatica notevole e di grande interesse. Il tutto lo si deve ad alcune inchieste portate avanti, a seguito del caso dei Panama Papers, che hanno interessato anche Malta, coinvolgendo alcuni esponenti politici nazionali e persone vicine al premier Joseph Muscat.
Daphne, infatti, non ha mai risparmiato nessuno. Che fossero esponenti della maggioranza, dell’opposizione o persone più o meno importanti nel governo maltese, l’idea della giornalista era sempre una: scoprire il marcio che questa gente nascondeva. E di marcio, a dire il vero, ce n’era (e ce n’è) tanto: dallo scorso anno, infatti, la Galizia era riuscita a scovare delle informazioni che hanno delineato uno scenario politico e sociale da far paura.
Tra le diverse accuse vi sono quelle rivolte alla moglie del premier, rea di aver aperto un conto corrente con sede a Panama nel quale sarebbe affluito 1 milione di euro proveniente dal governo dell’Azerbaijan; il tutto, secondo la giornalista, sarebbe riconducibile al fatto che lo stesso governo azero avrebbe cercato di far pressione perché Malta appoggiasse la realizzazione del TAP, il gasdotto che trasporterebbe il gas dei magnati in tutta Europa. E non è tutto: sempre secondo quanto scoperto, Malta avrebbe fatto affari con importanti e ricchi cittadini stranieri (la maggior parte dei quali russi) vendendo loro una quantità enorme di passaporti, trasformandosi così in un vero e proprio paradiso fiscale del Mediterraneo in grado di attrarre ricchezza, ma soprattutto criminalità.
Sì, criminalità, perché sempre in un’altra inchiesta la giornalista ha accennato ad una pericolosa “amicizia” di potenti politici maltesi con alcuni narcotrafficanti maghrebini, oltre che ad una eccessiva “leggerezza” nei confronti della mafia italiana, soprattutto la ‘ndrangheta. Per non parlare dei casi di attentati (spesso con autobomba) che sono aumentati in maniera preoccupante: ben 7 negli ultimi 3 anni, a dimostrazione che il Paese sta vivendo un’instabilità anormale.
È evidente, quindi, che quanto scoperto dalla giornalista abbia fatto infuriare alcuni dei personaggi coinvolti e citati dalle suddette inchieste. Il premier Muscat chiede che venga resa giustizia e che i responsabili vengano scovati. Lo stesso premier, ad inizio anno, aveva rassegnato le dimissioni a causa di un’eccessiva pressione nei suoi confronti, salvo poi ricandidarsi e vincere nuovamente le elezioni ad inizio estate. Una beffa, questa, che non ha sconfitto la giornalista, ma che l’ha fatta urlare più volte allo scandalo e alla preoccupante presenza di corruzione (e di corrotti) nel proprio Paese.
Infine il boato, lo scoppio: l’auto che esplode, la penna che cade dal tavolo, la mano mozzata, la voce ormai spenta. Scoprire gli assassini della giornalista sarà dura in un Paese che si rivela essere corrotto e governato da una classe politica ambigua, un Paese che ha permesso un omicidio del genere, lasciando sola, senza scorta e tutele, una cittadina onesta e leale, una giornalista dalla schiena dritta. Altro che ex colonia inglese, altro che gioiello del Mediterraneo, altro che civiltà: se non fosse Malta, chiunque potrebbe commettere l’errore di scambiarla per una sorta di estensione del nostro Paese, quasi fosse la ventunesima regione italiana.
Malta, dunque, si risveglia così: sommersa dalla puzza nauseante di un’auto in fiamme e dalla presenza fetida e abominevole di interessi e uomini la cui coscienza non avrà mai pace.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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