Da asilo nido solo per figli di dipendenti dell’istituto di pena a luogo aperto anche ai bambini provenienti dal territorio. Al nido “Biobab” si parla di integrazione. “Biobab” vuole essere uno spazio di sperimentazione unico, dove famiglie e figli possano crescere e condividere un’esperienza unica, proprio perché il nido si trova in un carcere. Esso è, infatti, uno dei primi nidi aziendali concepiti per i bambini del personale di un istituto di pena, che ha poi aperto le porte ai bimbi delle famiglie del territorio e che, da qualche mese, ospita anche figli di mamme detenute. Un percorso di innovazione sociale e di sperimentazione unico nel suo genere, anche per via degli obiettivi educativi pedagogici rivolti alla salvaguardia e tutela dell’ambiente.
La casa di detenzione di Bollate, “carcere modello” in Italia per le sue attività di reinserimento sociale dei detenuti, mira con questa iniziativa a una vera e propria integrazione e inclusione sociale tra famiglie esterne e interne al carcere. Inizialmente il progetto, realizzato dall’amministrazione carceraria di Bollate con il sostegno del Comune di Milano, nasceva come welfare aziendale, con al suo interno anche una palestra e un campo sportivo. Il passo successivo è stata la realizzazione del nido, solo per figli di dipendenti della struttura carceraria, poi in collaborazione con la cooperativa “Stripes”, a cui era stato affidato il servizio e la gestione dello spazio, è stata ideata la sperimentazione dell’asilo nido aperto alla cittadinanza tutta.
Il progetto della cooperativa “Stripes” ha come fulcro il nido, ma prevede anche laboratori, incontri, percorsi di formazione e feste di compleanno. La linea guida di “Biobab” è il rispetto dell’ambiente. Il nido organizza per i bambini attività a diretto contatto con la natura, come ad esempio la coltivazione di un orto nel giardino esterno e l’approccio con i cavalli grazie alla collaborazione con l’associazione “Il salto oltre il muro”. Biobab utilizza alimenti biologici e prodotti di consumo non inquinanti e ha come obiettivo quello di essere un luogo dove appunto le tematiche ambientali diventino propedeutiche al tema dell’educazione.
Il direttore dell’istituto, Massimo Parisi, ha dichiarato che “il progetto rappresenta di per sé una novità, anche in termini di abbattimento dei pregiudizi rispetto al carcere e in termini di cultura dell’esecuzione penale”. “Penso – conclude Parisi – che la straordinarietà dell’esperienza stia in questa integrazione, soprattutto in un periodo in cui, fuori, si erigono muri”.
Lucio Salciarini (Sonda.life) -ilmegafono.org
Commenti recenti