Quasi venticinque anni fa, Laura Balbo, nel bellissimo libro scritto con Luigi Manconi, “I razzismi possibili” (Feltrinelli, 1990), parlava di come in Europa fosse sempre più profonda la “percezione di essere assediata”. Una percezione che oggi è cresciuta ulteriormente. Processi economici e demografici di dimensione mondiale sembrano mettere in discussione le conquiste storiche degli europei, la loro “integrità e il livello di privilegio”. Da questa situazione deriva l’atteggiamento di ostilità generale tenuto dalla gran parte dei cittadini, ma soprattutto l’azione politica di chiusura e di riparo della stragrande maggioranza dei paesi europei. L’idea di quella che la Balbo definiva “cittadella e fortezza” ha così cominciato a prendere forma, determinando una generale politica restrittiva nei confronti dell’immigrazione e l’abbassamento (e spesso la negazione) del livello di tutela dei diritti universalmente riconosciuti.
Una linea di condotta che ha dato vita a un circuito pericoloso e ipocrita, i cui effetti nefasti ricadono sulla pelle dei migranti. In Italia, le politiche restrittive attuate in materia di ingressi e di asilo, le misure legislative repressive e disumane (come la Bossi-Fini e le sue derivazioni), i vergognosi accordi con paesi nei quali i diritti umani non sono riconosciuti hanno colpito in vari modi e con tempi diversi esclusivamente il migrante, considerato solo in termini di problema, fastidio, addirittura minaccia o, al limite, quota o forza lavoro, senza che mai ci si occupasse degli aspetti sociali e umani dell’immigrazione. In questo clima che coincide con una crisi violenta del sistema economico e con la crescita dell’euroscetticismo, si sono inserite, in tutta Europa, le forze xenofobe e razziste, che hanno individuato, come sempre avviene nella storia, il capro espiatorio, il nemico, il “diverso” a cui affibbiare i mali che colpiscono la società ospitante.
L’Italia ha esattamente percorso questa stessa strada, con la Lega Nord che oggi celebra il suo momento magico, con un risultato che, anche grazie all’astensionismo, è divenuto importante. La campagna di propaganda ha portato i frutti sperati: la gente, sommersa dagli stereotipi e dalle bugie che la Lega, grazie al supporto strategico dei mass media, sta diffondendo nei territori, comincia a fidarsi di Matteo Salvini. Qualcuno lo considera l’anti-Renzi. Matteo contro Matteo. Un duello annunciato che ha messo ai margini persino Berlusconi e Grillo. Il rischio adesso è che il centrodestra si coaguli attorno a un leader più estremo del solito, che ha ampio spazio sui media, parla al sottopopolo, quello che vive nell’ignoranza e a cui è facile far credere qualsiasi cosa, trova consensi nella peggiore parte dell’imprenditoria italiana, ammicca alle forze di estrema destra, sfrutta gli spazi sociali che la politica ha ignorato per anni e la difficile congiuntura economica.
L’immigrazione, così, diventa nuovamente il terreno di scontro, il bersaglio da utilizzare per minare le fondamenta della democrazia. L’attacco è violento ed è facilitato da un governo che sta mettendo al primo posto l’autoritarismo di un leader e gli interessi di precise lobby economiche, piuttosto che le questioni sociali e i diritti di chi da anni subisce vessazioni, soprusi, ingiustizie. La realtà italiana è stata rimescolata, con una ridefinizione strategica della categoria degli “ultimi” per pompare odio contro chi sta peggio ed etichettarlo come una sorta di gruppo parassitario che ingiustamente occupa i gradini più comodi della scala sociale, come uno scomodo concorrente nella corsa all’accaparramento delle briciole e che per di più è sempre più numeroso, violento, incivile. Il capro espiatorio perfetto. Non importa che tutto ciò non sia vero, che il bersaglio individuato in realtà viva nell’ultimo gradino sociale ed economico, che debba subire violenze e umiliazioni continue, che delinque poco in confronto ai criminali italiani, che accetta i lavori che gli italiani non vogliono fare, viziati dal modello di benessere facile a cui trent’anni di mala politica e di pessima televisione li hanno addestrati.
Non importa che grazie al lavoro di quelli che i facinorosi difensori dell’italianità o della padanità indicano ingiustamente come parassiti, i nostri anziani percepiscono la pensione e la nostra economia non è ancora morta (come avvenuto in Argentina alcuni anni fa), per via di quell’11% di Pil che essi producono. Il problema è farlo capire a questi drogati di propaganda che sguazzano nell’ignoranza e che, con la loro abulia e noncuranza, hanno massacrato i loro quartieri e le loro città per poi lamentarsi incolpando chi è arrivato dopo, quando il degrado era già in stato avanzato. Ma il problema è anche svegliare chi si dice di sinistra e chi governa. Chi dice di “stare dalla parte dei deboli” e poi ascolta solo i consigli di chi può pagare mille euro per una cena che sembra più una fila alla cassa per il pagamento di future parcelle.
Mostrarsi contenti per le basse percentuali di quella sinistra del lavoro che non è un partito né ha una rappresentanza politica, e non essere preoccupati né per l’astensione record (dal 2008 a oggi in Emilia siamo passati da oltre il 70% al 37,7%) né per il successo di Salvini e della Lega, è tipico di chi non sa guardare oltre il proprio interesse personale e soprattutto di chi non pensa minimamente al futuro del Paese e alle conseguenze che una situazione simile potrà determinare. Sentire qualcuno, dentro quell’area che fu centrosinistra e che oggi è chiaramente il peggior centro, immaginare positivamente un bipolarismo con Renzi e il Pd da un lato e il centrodestra di Salvini dall’altro, fa venire i brividi. Si sottovaluta, anzi non si considera minimamente, il disegno sovversivo che la Lega e le forze che la sostengono (e che non sono solo popolari) stanno attuando con l’obiettivo di mettere in crisi il sistema democratico alla vecchia maniera, ossia fomentando la tensione sociale, identificando un nemico, creando caos e sfruttando ogni canale di comunicazione.
Le Pen senior, in Francia, ci era quasi riuscito, arrivando al ballottaggio per le presidenziali con Chirac, leader di destra dalle idee non molto diverse da quelle di chi governa l’Italia oggi. La figlia Marine, che la Lega sostiene e a cui si è ispirata in questo cambio di strategia, è riuscita ad ottenere successo e prosegue nella sua azione. Solo che in Francia, a sinistra, c’è ancora chi, nonostante tutto, ha gli anticorpi per non crollare e un tessuto culturale che difende i diritti. In Italia, quegli anticorpi sono stati già in gran parte sconfitti e i rischi di malattia del sistema sono molto elevati. Soprattutto se i medici potenziali sono poco preparati ed arroganti e se il vaccino più efficace (ossia la Costituzione e la buona politica) rimane inapplicato o rinchiuso in un cassetto in attesa di smaltimento. Speriamo non si confidi troppo nell’auto-guarigione, perché non sempre è possibile, efficace e tempestiva.
Massimiliano Perna –ilmegafono.org
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