La cosa più strana dello sciopero sociale è che vi prendono parte coloro che il lavoro non ce l’hanno. La questione è anche abbastanza semplice. Perché gli scioperi o le manifestazioni in generale che godono di visibilità diventano, gioco forza, l’occasione per molte altre manifestazioni di dissenso per ottenere visibilità, attenzione, ascolto. Perché? Da una parte la pitrazia intellettuale e rivoluzionaria che ci attorciglia spinge i promotori delle iniziative a cercare attenzione. Dall’altra il fronte dei vari no è molto frammentato e numericamente insufficiente.
Come dimostrano i recenti eventi che hanno scombussolato le scorse settimane (in attesa dello sciopero generale del 12 dicembre), le istanze sono tante e anche molto incazzate. In tutto questo si consideri che è difficile mostrare un’unica faccia per un messaggio chiaro all’intera società civile, perché le voci si confondono e tutto perde di senso come in una biblica torre di Babele. Indipendentemente dall’efficacia delle manifestazioni, il dato a tratti sconcertante è la numerosità di iniziative e preoccupazioni, di lotte pacifiche e non, di rabbia che si cela un po’ ovunque.
Si cela anche dove abbiamo smesso di pensare o di cercarla: le periferie. Periferie in senso lato, soprattutto sociale. Se spesso il disagio vive in uno spazio periferico è solo perché abbiamo deciso di nasconderlo e di allontanarlo. L’operazione però si rivela vana. E così ciclicamente i problemi si ripropongono ogni volta che si presenta l’occasione per mostrarsi. Il che, va osservato, non accade spesso.
Intanto la rabbia cova e rischia di essere cavalcata da partiti assolutamente eversivi e in questo senso pericolosi un po’ come in Grecia con Alba Dorata. Anche sotto questa luce va letto l’astensionismo alle recenti regionali che non fa che alimentare l’idea, confermata dai fatti, che la politica del fare non sa parlare a tutti. La crisi sembra dirigere il focus sempre più sui problemi ritenuti “veri” che sono, di solito, i problemi del centro. Gli ultimi e le periferie non stanno a guardare.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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