Alla fine, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ce l’ha fatta: il 12 luglio, il suo Ddl è diventato legge, una legge approvata dalla Camera che, in sostanza, ha abrogato il reato di abuso d’ufficio. Il governo di Giorgia Meloni, evidentemente, ha una passione particolare per il “diritto penale”: il suo primo atto, non a caso, è stato quello di introdurre il reato legato ai rave party. Da allora, quasi un terzo della produzione normativa d’iniziativa del governo è stata finalizzata a modificare il codice penale.

Ma cosa significa in concreto abrogare l’abuso d’ufficio? Lo spiegano due magistrati importanti: Nicola Gratteri e Raffaele Cantone. Il procuratore di Napoli, Gratteri, intervistato da “Il Fatto Quotidiano” riferisce che “per onestà va detto che il primo governo che lo ha modificato è stato un governo di sinistra, con Romano Prodi, che ha abbassato la pena per impedire le intercettazioni. Oggi il PD è all’opposizione. Poi è stato rimaneggiato due volte fino ad arrivare alla quasi impossibilità della contestazione del reato di abuso d’ufficio. Si tratta di un messaggio devastante, i cittadini non si fideranno più delle istituzioni”. Raffaele Cantone, procuratore della Repubblica a Perugia, a giustiziainsieme.it aggiunge: “Ci saranno effetti deleteri sul sistema Paese, che andranno ben oltre le questioni della corruzione. Verrà meno, infatti, un presidio di legalità dell’azione amministrativa”.

A questo punto delle cose, gli atti prevaricatori e i favoritismi, anche quelli più eclatanti, compiuti senza una controprestazione di utilità, resteranno senza tutela penale. L’abrogazione ridurrà infatti il controllo di legittimità sull’azione amministrativa ed indirettamente, quindi, rischierà di creare un humus favorevole ai fatti corruttivi e alle mafie infiltrate nelle istituzioni pubbliche. Alcuni commentatori politici e la destra al governo ribadiscono che l’abrogazione dell’abuso d’ufficio fermerà quella “burocrazia difensiva” che impedisce lo sviluppo del Paese. Ora, non escludendo il fatto che ci possano essere dei burocrati che applicano in modo ossessivo le procedure formali e, nell’esercizio del loro potere, omettono o demandano le decisioni amministrative per il timore di essere chiamati a rispondere del proprio operato davanti ad un organo giudicante, non ci pare comunque corretta l’abrogazione dell’abuso d’ufficio come soluzione a questa problematica.

Il nostro è un Paese complesso e i burocrati ai più alti livelli (che guadagnano oltretutto parecchi soldi per assumersi delle responsabilità) avrebbero bisogno di snellire le procedure, non di rimanere impuniti in caso di azioni illegali. Adriano Olivetti, a tal proposito, affermava: “Laddove un uomo ha del potere è portato ad abusarne: egli va fino a che trova dei limiti. La stessa virtù ha bisogno di limiti. Perché non si possa abusare del potere bisogna che per disposizione delle cose il potere arresti il potere”. Questa riflessione è forse la risposta più efficace a quanto sbandierato dal governo Meloni. Ci adegueremo a questa situazione vergognosa? Speriamo proprio di no. Ce lo insegna un presidente della Repubblica rimasto nel cuore degli italiani, Sandro Pertini, il quale diceva: “Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo”.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org