L’autonomia differenziata rischia di essere un grave problema per la tutela dell’ambiente e della biodiversità nel nostro Paese. A lanciare l’allarme sono diverse associazioni ambientaliste, nonché esperti del settore secondo i quali una tutela differenziata dell’ambiente su base regionale compromette la conservazione di specie e habitat naturali e la lotta alla crisi climatica. Il WWF, che considera la normativa sull’autonomia differenziata “una pesante sconfitta”, ha tentato fino all’ultimo di bloccarla, inviando una memoria al presidente della Repubblica, Giorgio Mattarella, in cui chiedeva di rimandare la legge alle Camere. Il 26 giugno, tuttavia, il presidente l’ha promulgata, a soli sei giorni dall’approvazione in Parlamento ed ora sarà difficile impedirne l’applicazione.

Le critiche alla normativa sono molto chiare: come scrive il WWF in una nota, “la tutela ambientale è sicuramente una delle materie che meno si presta ad una frammentazione in base a criteri amministrativi, poiché, per essere efficace, deve necessariamente esplicitarsi a livello nazionale, se non addirittura internazionale. La scelta di procedere all’applicazione dell’autonomia differenziata per legge ordinaria e non per legge costituzionale, aggrava poi la situazione perché porta in sé la possibilità di future deroghe attraverso le leggi di ratifica delle intese Stato-Regioni. Le garanzie di uguaglianza previste dalla norma attuata sono dunque virtuali”.

Il Wwf evidenzia inoltre come, sul piano tecnico-scientifico, la possibilità di definizione dei livelli essenziali di prestazione (Lep) per la tutela dell’ecosistema “sia ancora oggetto di discussione nel mondo accademico, non perché impossibile, ma perché i molteplici fattori che devono essere considerati non sempre possono rientrare nella capacità o nelle competenze di chi dovrebbe garantirli: al riguardo, basti pensare al tema globale del cambiamento climatico e all’incidenza che questo ha sui servizi ecosistemici”. L’associazione ambientalista ha chiesto quindi anche alle regioni di mobilitarsi, proponendo l’impugnazione della legge presso la Corte costituzionale e il ricorso al referendum. Una posizione condivisa dalle forze d’opposizione, non solo Pd, M5S, Avs e +Europa, ma anche Azione e Italia viva, che hanno già annunciato una raccolta firme per arrivare a un referendum abrogativo sull’autonomia differenziata.

Come spiega il noto geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi, in un articolo pubblicato su “La Stampa”, gli effetti di questa legge “saranno ancora più gravi da noi, che non siamo una nazione nata federale, come gli Stati Uniti, dove peraltro i reati ambientali sono reati federali, non statali, così come sono federali i grandi Parchi nazionali, svincolati dalle logiche locali, che proteggono addirittura il 25% del territorio nazionale. Da noi, invece, una Regione potrà, volendo, abrogare un parco nazionale e metterne uno regionale o, per eccesso, cancellare ogni vincolo ambientale e abrogare le aree protette”. Tozzi aggiunge che “non è un caso che le legislazioni ambientali seguano in quasi tutto il mondo regole generali nazionali: è molto più complicato difendere aree protette e imporre vincoli ambientali se a chiedertelo è direttamente il tuo elettore sul territorio, condizionando il suo consenso alla libertà d’azione che gli viene concessa”.

Un aspetto ancora più grave è che “ogni regione avrà la possibilità di modificare o annullare anche i vincoli sui rischi naturali che oggi sono imposti a livello nazionale”. Quindi, sottolinea Tozzi, “potrebbe una regione essere addirittura più virtuosa di quanto non lo sia la legge nazionale, ma potrebbe, invece, concedere licenze edilizie o condoni in aree a rischio. E come farebbe a riparare i danni di un’alluvione o di un terremoto, un domani, se le risorse dovessero essere solo regionali? E se, invece, valessero ancora ricostruzioni nazionali, per quali motivi la comunità si dovrebbe accollare i danni di chi ha disatteso scientemente le regole? E chi deciderà la gestione delle acque dei nostri fiumi più lunghi che attraversano diverse regioni? Per esempio se costruire o no una diga, trattenendo l’acqua che non arriverebbe più come prima, alla foce?”.

Insomma, siamo di fronte, secondo Tozzi e secondo gli ambientalisti, ad un prevedibile disastro in un momento in cui invece era più che necessaria un’azione unitaria, a livello nazionale e non solo, per la tutela dell’ambiente e del Pianeta. “Speriamo che quello che è mancato a chi ci governa non manchi agli amministratori sensibili e ai cittadini”, conclude Tozzi, ma l’unica vera speranza è che invece la normativa possa essere modificata o abrogata così da non pregiudicare tutte le misure adottate finora dall’Italia per la lotta alla crisi climatica.

Redazione -ilmegafono.org