È stata la Calabria, mercoledì 12 giugno, a Gizzeria, in provincia di Catanzaro, a ospitare il primo corso intensivo di Alta Formazione Antimafia. Il progetto è stato promosso dalla UIL nazionale, che ha deciso, come riporta il sito internet del sindacato “di affidare la formazione dei propri quadri e delegati, su queste tematiche, all’associazione antimafia #Noi, presieduta da Massimo Coluzzi e di cui fa parte, nella qualità di presidente onorario, la giornalista di Repubblica, Federica Angeli, nota per aver portato allo scoperto la mafia romana con il suo lavoro d’inchiesta”. Per questi motivi, la giornalista vive sotto scorta dal 17 luglio 2013 ed è stata più volte minacciata di morte da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Il fatto che si sia partiti dalla Calabria, terra di ‘ndrangheta, ha un alto valore simbolico, poiché la regione è tra i territori più piagati dalle mafie. La ‘ndrangheta risulta essere tra le organizzazioni criminali più potenti e non solo sul territorio nazionale. Quella calabrese sarà solo la prima parte di un percorso che si svilupperà su tutto il territorio nazionale e che coinvolgerà la maggior parte degli attivisti della UIL. “L’obiettivo – ha detto il Segretario generale del sindacato, Pierpaolo Bombardieri – è quello di fornire ai nostri delegati conoscenze sociologiche e strumenti normativi, per comprendere le dinamiche di penetrazione delle mafie nel tessuto socioeconomico e per contrastare forme di criminalità che dovessero palesarsi anche nei luoghi di lavoro”.

Il corso, strutturato su otto ore in presenza, prevede lo studio delle leggi e dei codici penali in materia di mafie e l’analisi delle principali organizzazioni criminali italiane, da cosa nostra alla ‘ndrangheta, dalla camorra alla sacra corona unita, dalla banda della Magliana alla nuova mafia romana. Quando si affronta il tema della legalità, in un Paese come il nostro, non si può non parlare di mafie, di violazione dei contratti di lavoro, di mancato rispetto delle norme di sicurezza, di sfruttamento dei lavoratori, di legami a doppio filo tra le organizzazioni mafiose e i poteri economici, finanziari e politici. Questa primissima esperienza, che sarà ripetuta in varie parti d’Italia, avrà nel tempo una durata più lunga (almeno tre giorni), e prevederà lezioni frontali, simulazioni e testimonianze di vittime di mafia e di esponenti delle forze dell’ordine. Le mafie, del resto, si combattono soprattutto con l’istruzione, la cultura e la conoscenza.

“La conoscenza – come scrive il saggista Antonio Nicaso – è l’arma più potente per combattere la mafia, perché essa cresce nel silenzio e nell’indifferenza e conoscerla aiuta a combatterla, l’ignoranza invece aiuta i mafiosi, li arricchisce e li moltiplica”. È un’intuizione di Giovanni Falcone quella di attaccare i beni delle organizzazioni criminali e questo corso di Alta Formazione mira anche a questo, a far conoscere le modalità in cui le mafie si infiltrano nei tessuti economici e sociali di un territorio, arricchendosi illegalmente. Colpire le ricchezze criminali che creano squilibri sul mercato e nella società, ma al contempo dare garanzie e sicurezza agli operatori economici estranei alle attività illecite: questa era la visione moderna, e non del tutto attuata, del giudice Falcone.

“La mafia, – scriveva Falcone – lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di cosa nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione”. Leggendo le parole del magistrato si potrebbe concludere che l’iniziativa della UIL è assolutamente meritevole, che andrebbe allargata anche agli altri sindacati, al mondo della politica e dell’imprenditoria, rimanendo però vigili e attenti che tutto il contenuto della Formazione non rimanga sterile parola, ma sia seme fertile per le menti di tutti, soprattutto delle nuove generazioni.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org