Una donna che attraversato un secolo, una vita tra Stati Uniti e Francia, nella quale l’arte, e nello specifico la fotografia, è stata la più grande passione, irrinunciabile, necessaria. Un talento straordinario che mai si è trasformato in lavoro e che, solo dopo la morte, è stato scoperto e rivelato. Vivian Maier, cittadina americana, con padre di origine austriaca e madre francese, è stata una delle più grandi fotografe del Novecento, ma non lo ha mai saputo e forse mai avrebbe creduto che il suo talento immenso sarebbe stato svelato, raggiungendo una fama mondiale. Il suo occhio fotografico ha immortalato un’epoca, i suoi cambiamenti, i luoghi (quelli in cui ha vissuto o che ha toccato con i suoi viaggi) e soprattutto le persone, i loro volti, le loro emozioni mutevoli. Facce e situazioni quotidiane finite nei suoi scatti, catturate dal suo obiettivo, in una immensa collezione emersa solo dopo la morte di Vivian, che, per potersi guadagnare da vivere, aveva svolto essenzialmente il lavoro di bambinaia, dedicando il resto del tempo alla sua passione per la macchina fotografica.
La storia di Vivian Maier è stata ricostruita successivamente, attraverso la raccolta di testimonianze, e rimane ancora in parte ricca di aspetti poco noti o sconosciuti. Una vita complessa, che a un certo punto si libera della gabbia di una famiglia difficile, per proseguire altrove, con la fotografia a circondare il proprio sguardo. Uno sguardo che ha saputo raccontare il mondo, le ingiustizie e le discriminazioni degli USA del boom economico, così come le vite quotidiane e urbane di persone qualunque. Il cospicuo archivio di rullini che, per fortuna, John Maloof, figlio di un rigattiere di Chicago, trovò dentro un box espropriato da lui acquistato nel 2007, ha mostrato il talento di colei che in breve è diventata una delle più celebri e amate fotografe mondiali, nonché una delle massime esponenti del genere della Street Photography.
A proposito di questa straordinaria artista, vogliamo segnalare una mostra a lei dedicata e attualmente in corso. Si tratta di “Vivian Maier – Anthology” ed è visitabile fino al 28 gennaio presso palazzo Pallavicini, a Bologna. Nelle splendide sale rinascimentali del palazzo felsineo, sarà possibile scoprire e ammirare una straordinaria selezione di quasi 150 fotografie originali e Super 8mm dell’artista americana. La mostra è organizzata e realizzata da Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci (Pallavicini srl), con la curatela di Anne Morin (DiChroma Photography), ed è basata sulle foto dell’archivio Maloof Collection e della Howard Greenberg Gallery di New York. Ad essere esposta è una selezione molto accurata tra le migliaia di fotografie a disposizione: comprende 111 fotografie in bianco e nero, più una meravigliosa selezione di 35 foto a colori, divise in sei sezioni.
Inoltre, la visione Super 8 permetterà di seguire lo sguardo di Vivian Maier, che iniziò a filmare scene di strada, eventi e luoghi già nel 1960. Come si legge nella presentazione della mostra, infatti, Maier “filmava tutto ciò che la portava a un’immagine fotografica: osservava, si soffermava intuitivamente su un soggetto e poi lo seguiva. Ha ingrandito il bersaglio per avvicinarsi da lontano, concentrandosi su un atteggiamento o un dettaglio, come le gambe o le mani delle persone in mezzo alla folla. Il film è sia un documentario — un uomo arrestato dalla polizia o la distruzione causata da un tornado — sia un’opera contemplativa — lo strano corteo di pecore diretto ai mattatoi di Chicago”.
Sotto il suo sguardo c’era tutta la complessità del mondo, il suo quotidiano, la sua realtà che si presta a mille spiegazioni differenti. Quella complessità che ha attraversato anche la vita di Vivian Maier e che lei stessa è riuscita a sottolineare, attraversare e in qualche modo risolvere grazie alla sua fotografia. Mancano pochi giorni alla chiusura della mostra, vale la pena di non perdere l’opportunità di visitarla e di scoprire il talento e la forza di questa grande fotografa del Novecento. Per tutte le informazioni su orari e ticket clicca qui.
Redazione -ilmegafono.org
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