Sarà tutto forse gettato nello stesso calderone delle “devianze” citate lo scorso anno, ignorando le difficoltà sociali, economiche e psicologiche di chi ne soffre. Sarà forse classificato come vezzo da deboli, malattia immaginaria da combattere sempre e solo con la forza di volontà, non con il giusto supporto medico. Sarà forse considerata una stortura personale, di cui si è responsabili da soli, senza ingerenze dal contesto. É forse così che il governo Meloni vede i disturbi alimentari quali anoressia e bulimia, i cui fondi sono spariti dalla nuova legge di bilancio. I 25 milioni di euro che servivano a potenziare ambulatori, assumere nuovi professionisti del campo e aiutare i pazienti che soffrono di disturbi alimentari, non ci sono più. Stanziati per il biennio 2023-24, sono adesso un fantasma, come rischiano di diventare ancora troppe persone alle prese con quelle che possiamo considerare tra le più subdole delle patologie. Perché di questo si tratta, nessuna devianza, nessun vezzo, nessun “comportamento” colpevole, ma condizioni da trattare con il giusto supporto medico e psicologico. Pazienti e famiglie, senza i fondi necessari, vengono ancora una volta abbandonati: erano soli e lo saranno sempre di più.

La situazione è attualmente difficile soprattutto per alcune regioni. Su un totale di 126 strutture dedicate all’assistenza e al supporto per i disturbi alimentari, 63 sono al nord, di cui 20 nella sola Emilia Romagna, 23 al Centro, 40 distribuite al Sud e sulle isole, di cui 20 in Campania e 7 in Sicilia, in Molise sono totalmente assenti. Numeri che lasciano emergere un quadro molto complesso soprattutto nel Mezzogiorno, dove aumenta purtroppo la lista delle priorità da assecondare.

Laura Della Ragione, direttrice Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria, al Corriere della Sera ha dichiarato che la pandemia e il post Covid hanno ulteriormente complicato le attività di supporto, come accaduto in tutto il settore dell’assistenza. I fondi stanziati precedentemente avevano permesso di assumere oltre 700 nuovi professionisti tra psicologi e medici specializzati in nutrizione e disturbi alimentari, ma adesso, senza fondi disponibili, molte strutture saranno destinate all’inesorabile chiusura. Della Ragione, ricorda, tuttavia, che nel frattempo le statistiche sui casi accertati crescono: nel 2019 i casi erano 680.569, ma nel 2023 sono arrivati a 1.680.456, una cifra impressionante.

Secondo i dati Rencam regionali (Registro nominativo cause di morte), le vittime di anoressia e bulimia sono state 2.178 cinque anni fa, mentre nel 2023 sono morte 3.780 persone, la cui età media è di 25 anni. Di fronte a questi numeri si può parlare ancora di devianza o colpa personale? Può bastare un’attenzione individuale all’alimentazione sana e all’amor proprio? La risposta è nelle statistiche, la beffa è nella legge di bilancio.

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