La situazione problematica legata al caro carburanti e alla lotta tra governo e distributori nazionali rischia di avere un impatto molto più pesante di quanto non si possa pensare. Se è vero che lo scontro tra le due parti è ormai totale (con tanto di sciopero proclamato da tutte le associazioni di settore), c’è qualcosa che va al di là del semplice prezzo del carburante. Ed è qualcosa che su questo prezzo potrebbe giocare una influenza non indifferente. Stiamo parlando, infatti, delle cosiddette “pompe bianche”, vale a dire tutti quei distributori indipendenti, privi di loghi o di qualsivoglia affinità con i colossi ben più noti. Negli ultimi anni, si è registrato un incremento notevole di questa tipologia di impianti, tanto che nel 2018 ne risultavano presenti ben 5400 su tutto il territorio nazionale (praticamente cinque volte in più rispetto al 2007).

Segno, questo, di un interesse crescente che farebbe presagire anche una redditività non trascurabile. Ma chi o cosa c’è dietro tali attività? La risposta, purtroppo, rischia di apparire scontata. Già nel 2021, in una delle relazioni della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, si notava come i protagonisti dietro questo business fossero principalmente clan criminali appartenenti a ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, e persino ad altri gruppi come i Casamonica. Secondo gli inquirenti, infatti, “l’interesse delle organizzazioni mafiose per questo nuovo business risulta sempre più in crescita, in quanto il vantaggio economico è notevole”. A distanza di due anni, le cose non sono cambiate affatto. Anzi, sembra evidente come la situazione non abbia fatto altro che peggiorare.

Ma che correlazione c’è tra pompe bianche, criminalità organizzata e caro carburanti? E come mai le organizzazioni mafiose ne trarrebbero vantaggio? Di norma, il prezzo presso le pompe bianche è decisamente più basso rispetto a quelle “tradizionali”. Un vantaggio, questo, che si riflette in un risparmio considerevole per le tasche dei clienti stessi. Ma perché tutto ciò avvenga, è necessario che il prezzo dell’immissione nel mercato dello stesso carburante sia anch’esso inferiore rispetto a quello dei concorrenti. Com’è possibile che i prezzi oscillino così tanto, quindi, tra distributori diversi? Stando a quanto scoperto, il motivo alla base di tutto ciò consisterebbe nel contrabbando di carburante. In poche parole, i clan mafiosi, una volta acquistato il carburante all’estero (principalmente paesi balcanici e Medio Oriente), riuscirebbero a immetterlo illegalmente mercato nazionale.

Una volta fatto ciò, il carburante andrebbe a finire proprio in quelle pompe bianche non dipendenti dai prezzi imposti dai big del settore. Pompe che, come abbiamo detto, sono sempre più assoggettate agli stessi clan mafiosi, se non addirittura di proprietà o, comunque, legate a doppio filo ad ambienti criminali. In questo modo, i clan non solo riciclano denaro, ma riescono a guadagnare e a trarre profitto dalla vendita al dettaglio. Un profitto che si aggirerebbe intorno al 60% in più rispetto a ogni litro di prodotto venduto sul mercato legale: non sorprende, quindi, come questo business abbia letteralmente preso il volo negli ultimi tempi. Come si legge ancora nella relazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo del 2021, “queste condotte generano un grave danno all’Erario e una significativa distorsione delle regole di leale concorrenza del mercato, consentendo il commercio dei prodotti a prezzi ridotti”.

E considerata la situazione di stallo attuale, con i prezzi alle pompe tradizionali sempre più alti, appare evidente come gli unici a uscirne vincitori siano proprio quei clan che gestiscono tale giro di affari. Insomma, ancora una volta ci troviamo di fronte a una realtà che vede la presenza di due entità parallele: da un lato c’è lo Stato riconosciuto, dall’altro, un’entità criminale, mafiosa, che sfrutta proprio questo periodo di incertezza e di confusione totale per fare affari e trarre profitto in maniera completamente illecita. Il tutto, ovviamente, a discapito dei cittadini e sotto gli occhi di un governo incapace di agire in maniera concreta.

Giovanni Dato -ilmegafono.org