Non è mai stato facile essere di sinistra in questo mondo, in questo Paese. Eppure, quell’idea di provare a guardare il mondo con gli occhi degli ultimi e delle classi più deboli, è un’idea che non potrà mai arrendersi, nemmeno di fronte ai tanti che la offendono e ne umiliano il cammino. È un’idea con radici profonde, immerse nella storia dei conflitti sociali che da sempre attraversano la strada dell’umanità e ne hanno segnato ogni momento, dalle rivoluzioni passate ad ogni lotta di emancipazione delle classi dominate. È un’idea a volte prigioniera di un’ideologia che sembra, agli occhi di tanti osservatori interessati alla sua sconfitta, superata dalla storia. Oggi, quell’idea, ha un compito difficile davanti a sé: trovare la forza e la capacità di rigenerarsi e di liberare una volta ancora quelle energie che sono dentro le sue radici.

Questa sfida sembra un’utopia, ma se l’idea e l’utopia hanno ancora un valore questa è l’unica strada: la sinistra, nella sua anima più intima e più vera, conosce il senso dell’errore e dell’umiliazione della società in cui vive e la sua storia è la storia di chi lotta per cambiare un modello sbagliato di società. Ora è arrivato il momento di riconoscere anche il senso dei propri errori e delle proprie umiliazioni, perché la storia recente della sinistra è fatta anche di questo. Riconoscerlo è il primo passo per essere ancora credibili. Se sarà in grado di farlo, questa società e questo Paese avranno ancora una possibilità per ritrovare una strada dove parole come dignità e uguaglianza potranno avere diritto di cittadinanza.

C’è stato un tempo, che sembra così lontano, in cui un uomo come Enrico Berlinguer denunciava come “i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del Paese e la tenuta del regime democratico”. Era l’estate del 1981, il secolo scorso, ed Enrico Berlinguer affidava questa riflessione a Eugenio Scalfari in un’intervista a “La Repubblica”. In molti sottovalutarono questa lettura della politica italiana. Si possono dire e rileggere tante cose di quello che è stato Berlinguer per il Partito Comunista Italiano e per la sinistra, se ne possono discutere le scelte, le strategie e anche gli errori che indubbiamente ci furono. Ma su una cosa è davvero difficile, se non impossibile, discutere: l’etica e la statura morale dell’uomo Berlinguer.

Gli scandali e le corruzioni che da sempre accompagnano la storia di questo Paese oggi coinvolgono una parte importante della Sinistra, o sedicente tale. L’odore dei soldi, tanti soldi, che arriva in questi giorni da Bruxelles e che coinvolge il Parlamento Europeo è nauseante. Fra gli accusati emerge un nome di spicco nella storia del movimento sindacale italiano: Antonio Panzeri. Un passato da sindacalista che lo ha portato a diventare segretario generale della Camera del Lavoro di Milano per quasi un decennio, dal 1995 al 2003, responsabile delle politiche europee per la CGIL e, infine, europarlamentare a Strasburgo per tre legislature. Nel 2019 è il fondatore della ONG per la difesa dei diritti umani “Fight Impunity”, di cui diventa il presidente. Al centro della sua attività ci sono i temi del lavoro e dei diritti. In questi giorni di dicembre l’arresto, con un’accusa pesantissima: aver influenzato le decisioni del Parlamento Europeo in favore del Qatar e del Marocco in cambio di denaro.

Da Bruxelles Antonio Panzeri si dichiara disposto a collaborare, comincia a fare qualche ammissione. L’impressione è che possa nascere un fiume in grado di travolgere una parte enorme della politica italiana ed europea. È una vicenda che si affianca ad un’altra brutta storia, quella che sta stritolando l’immagine di Aboubakar Soumahoro, i cui contorni sono ancora tutti da chiarire ma sulla quale in molti sembrano già avere scritto il giudizio, nonostante però, ricordiamolo sempre, Soumahoro non è coinvolto né indagato. Al netto delle inchieste e delle indagini che verranno e, quindi, in attesa di una chiave di giudizio che spetta alla magistratura e non ai processi mediatici, resta la montagna che si abbatte con forza su quell’idea di provare a guardare il mondo con gli occhi degli ultimi. Perché se c’è qualcosa che ferisce e lascerà un segno profondo non è soltanto la corruzione, di per sé inaccettabile e ripugnante, ma qualcosa capace di andare ancora oltre: nel momento in cui le ONG sono sotto l’attacco violento e infamante della peggiore politica italiana ed europea, nel momento in cui la destra alza ogni tipo di muro sull’intervento di chi salva vite in mare e sui confini, ecco che compare l’organizzazione “no profit” Fight Impunity presieduta da Panzeri.

Nello stesso momento in cui i diritti umani diventano la principale accusa nei confronti di tanti regimi politici, nel momento in cui il Qatar è sotto i riflettori del mondo per il suo disprezzo verso questi diritti, arriva la conferma che il denaro riesce sempre a comprare e condizionare tutto. Quando ad accettare il prezzo di vendita sono figure di primo piano di quella parte politica che si richiama al mondo del lavoro e dei diritti, lo schiaffo è ancora più feroce e fa male. Ma questo schiaffo non è arrivato da un giorno all’altro, ha una genesi, una storia. Nasce e cresce, un giorno alla volta, nel momento in cui la politica ha smesso di essere politica per diventare un affare, una corsa al privilegio personale oltre che al potere. Qualcuno potrebbe obbiettare che è così da sempre, ma non è così e, comunque, non in questa misura: la politica è stata anche teatro di scontri di idee, anche di interessi di parte, ma animata anche dalla passione e dall’entusiasmo, dalla rabbia.

Poi, progressivamente, si è trasformata in una macchina di clientele con il solo intento di gestire interessi dove non c’era più posto per la passione civile. Gli stessi partiti si sono trasformati in piccole correnti frammentate al loro interno, ognuna con i propri capi corrente. In questo quadro, amaro e squallido, si è persa anche gran parte di quella sinistra che per tanto tempo era stata un riferimento per le classi sociali più deboli. La ricerca del consenso, a qualunque costo, ha di fatto rimosso radici e sentimenti dal cuore dell’azione politica. Gli affari, e gli affaristi, hanno conquistato posizioni di primo piano e quell’idea di provare a guardare il mondo con gli occhi degli ultimi e delle classi più deboli, ha smesso da tempo di essere tale.

È grave la responsabilità della politica in tutto questo, ma altrettanto grave è stata la colpa di gran parte dei cittadini per aver permesso e accettato ogni cosa. No, non è la politica ad essere sporca, sono gli uomini a sporcarla e a permettere che ciò avvenga. Il tempo e le inchieste dovranno dare risposte capaci di andare oltre il processo mediatico. È una brutta storia e comunque vada a finire, e da qualunque angolazione la si voglia guardare, ferisce e fa male a tutti e umilia chi, ancora oggi, si muove nella palude della politica con dignità e passione, con quell’onesta intellettuale che sembra diventata una merce rara. È una storia di ideali offesi e ingannati, di una sinistra sempre più incapace di tornare ad essere qualcosa di cui questo Paese ha un bisogno estremo.

Maurizio Anelli -ilmegafono.org