Lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha puntato luci ancor più forti sui mercati di animali selvatici, che costituiscono un veicolo molto pericoloso per la diffusione di virus. Per molte delle pandemie, infatti, si parla di zoonosi, ossia trasmissione dei virus tra animale e uomo, per via diretta o indiretta. Per evitare altri Covid-19, è necessario mettere al bando i wet market, i mercati di animali selvatici, per l’appunto. A tal proposito, l’Unione Europea sta lavorando a un sistema di negoziati internazionali per raggiungere un accordo entro agosto.
Secondo l’Unione Europea i trattati per bandire i mercati di animali selvatici dovrebbero essere legalmente vincolanti, con incentivi quali l’accesso garantito a medicine e vaccini, ma gli Stati Uniti non sembrano essere d’accordo. Gli USA, infatti, vogliono rafforzare le International Health Regulations, una serie di regole sulla prevenzione delle malattie infettive, lasciando inoltre maggiore libertà agli ispettori dell’OMS nelle zone di rischio. Un punto da collegare direttamente alla Cina, che da inizio pandemia si mostra abbastanza ambigua sulle indagini dell’OMS.
La proposta dell’UE rischia però di andare in fumo. L’idea è quella di abolire in maniera graduale i mercati di animali selvatici, dove gli animali vengono macellati. Vengono chiamati “wet market”, “mercati umidi”, dove gli animali selvatici vivi possono aumentare il rischio dello ‘spillover’, il salto di specie dei virus verso gli esseri umani. Il percorso per raggiungere questo trattato globale è iniziato a dicembre, oggi si procede alle negoziazioni per arrivare a un accordo preliminare entro agosto. Saranno poi necessarie altre sessioni negoziali per arrivare a un testo quasi definitivo, da presentare nel 2023 durante la 76° World Health Assembly. Se tutto andrà bene il trattato contro i mercati di animali selvatici potrebbe entrare in vigore dal 2024.
Redazione -ilmegafono.org
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