Palazzolo Acreide è un bellissimo paese adagiato sui monti Iblei, in provincia di Siracusa. Una città barocca, dalle origini antiche. Le sue radici sono greche e il suo teatro è una delle testimonianze più belle e vive della sua storia. È un incanto perdersi e passeggiare tra le sue vie, nei suoi saliscendi, tra i vicoli, nel corso che conduce a piazza del Popolo, sovrastata dalla Chiesa di San Sebastiano, con la sua imponente scalinata. Proprio lì, affacciato su quella piazza, c’è il Municipio. Il Comune guidato dal sindaco Salvatore Gallo, che fuori da Palazzolo si è fatto conoscere per il suo passaggio improvviso, due anni fa, alla Lega di Matteo Salvini, dalla quale pare che oggi stia per separarsi. Un sindaco inquieto, che giustificava il suo passaggio alla Lega, non con una sincera ragione di opportunismo politico, bensì con la giustificazione di facciata che lo portava a dire che sul tema dell’agricoltura il partito di Salvini potesse fare buone cose in Sicilia.

Ora, dopo poco più di un anno e un paio di foto con il suo leader che assaggia la tipica salsiccia di Palazzolo, Gallo pare di colpo essersi accorto degli estremismi della Lega, che lui, da “moderato e centrista”, fa fatica a digerire. La verità pura e cruda è che pure la Lega lo ha scartato, preferendogli altri. Tutto qui. Di recente, il primo cittadino di Palazzolo è finito nuovamente al centro della polemica, non per ragioni politiche, ma per scelte istituzionali, concretizzate in una deliberazione della sua Giunta, approvata il 30 dicembre 2020 e resa esecutiva il 21 gennaio 2021, finalizzata alla realizzazione di quattro busti marmorei dedicati a uomini illustri della cittadina iblea da collocare dentro la Villa Comunale.

Una deliberazione nella quale viene dimenticata o, come è più probabile, volutamente ignorata la figura di Giuseppe Fava, grande intellettuale italiano che a Palazzolo è nato ed è sepolto e che a Palazzolo ha dedicato scritti, opere, descrizioni incantevoli. La scelta è ricaduta su quattro uomini illustri, un ex sindaco, un filosofo, un antropologo, un carabiniere ucciso in un agguato mafioso. Ci si è dimenticati, però, del quinto, ossia di quell’intellettuale dall’opera immensa, drammaturgo, sceneggiatore premiato, scrittore, pittore ed eccelso giornalista che, tra le altre cose, ha svelato i meccanismi culturali, economici, politici di cosa nostra nella Sicilia orientale e non solo. Giuseppe Fava era un uomo di immenso valore, nato e cresciuto tra le vie, le valli, la pietra delle strade e le architetture degli edifici barocchi, i volti, i circoli, le campagne, le estati calde e gli inverni gelati di Palazzolo. Ha respirato l’aria di quel paesino, si è portato dietro e dentro la sua bellezza, i suoi personaggi, le sue storie.

La sua casa natale è ancora lì, con una targa a ricordare l’origine della sua vita e della sua grandezza. Una vita che poi lo ha portato a Catania, a Roma, poi ancora a Catania, dove ha creato una delle esperienze più rivoluzionarie, moderne e d’avanguardia del giornalismo italiano: “i Siciliani”. Il suo impegno culturale e civile non si è mai fermato, nemmeno un istante, non ha mai conosciuto tentennamenti o passi indietro, pur nella consapevolezza che la sfida aperta e culturale alla mafia e ai livelli politici ed imprenditoriali che la pilotavano o accompagnavano, avrebbe avuto il prezzo inestimabile della vita. La sua notorietà nazionale, la sua letteratura, i suoi quadri, il teatro, il cinema, il suo impegno, tutto questo evidentemente non è sufficiente per essere inserito nella via degli Illustri che l’amministrazione di Palazzolo Acreide ha deciso di istituire.

Le giustificazioni del sindaco come sempre sono un miscuglio di parole di facciata, vittimismo, accuse. La verità non emerge mai. Le ragioni reali non emergono mai. Sui giornali e nelle radio, nelle interviste video, ovunque, il sindaco di Palazzolo si difende, si mostra amareggiato, ma non spiega mai in maniera schietta le motivazioni. Fa riferimento a una scelta dovuta al fatto che di Fava già si parla, che c’è la casa natale con la targa, c’è una via, ci sono le iniziative che il coordinamento e le associazioni ogni anno svolgono per ricordarlo, e così via. Poi sostiene che vorrebbe creare un museo per Pippo Fava (chissà quando, dove e come), e ancora che lui apprezzava lo scrittore palazzolese, ricordando come suo padre fosse compagno di scuola di Fava. Poi accusa perfino le associazioni di voler fare polemica solo per strumentalizzare Pippo Fava politicamente per attaccare la Giunta.

Risposte che sono solo fumo per nascondere le ragioni di una scelta incomprensibile, sia sul piano culturale, sia su quello del buon senso, sia su quello altamente simbolico. Salvatore Gallo sa benissimo che una via degli Illustri non può prescindere dal cittadino più illustre, indipendentemente dal fatto che se ne parli o che vi siano altre testimonianze a ricordarlo. A Siracusa, per fare un esempio, nonostante una infinità di cose dedicate ad Archimede, qualche anno fa è stata eretta una sua statua tra i due ponti all’ingresso di Ortigia. Inoltre, il sindaco Gallo non può permettersi di accusare le associazioni di discriminare tra vittime di serie A e di serie B (sì, ha detto anche questo), perché nessuno ha messo mai in discussione gli altri cittadini scelti, semplicemente è stato sottolineato che manca Giuseppe Fava e che, non ricordandolo, sarebbe proprio il sindaco ad attuare una discriminazione.

Peraltro, l’accusa di fare politica mossa dal primo cittadino alle associazioni che hanno protestato civilmente contro questa scelta, è risibile, se si pensa che la Fondazione Fava, ad esempio, non è mai entrata in nessuna vicenda politica di Palazzolo o del suo sindaco e, peraltro, ha scelto la via istituzionale inviando il 14 maggio alle ore 10.56 una Pec al Comune di Palazzolo con la quale si chiedeva di rimediare all’omissione evidente nella deliberazione comunale. Alla mail certificata non è seguita alcuna risposta. Tutto il resto è banalità, miseria politica e culturale propria di un personaggio folcloristico imbarazzante. Lo è la presunta amarezza del sindaco, lo è il vittimismo, lo è il racconto della conoscenza con Fava, perché somiglia tanto a chi, davanti ad esempio a una frase ritenuta omofoba o razzista, risponde di avere tanti amici gay o neri.

Forse sarebbe più onesto dire che se lo sono dimenticati, che hanno sbagliato e che rimedieranno. Almeno non si alimenterebbe il più che fondato sospetto che Pippo Fava sia scomodo (come sempre) e che sia stato punito per ragioni politiche. Che magari sia stato, senza colpa, utilizzato dalla Giunta per colpire le associazioni di Palazzolo che con essa hanno polemizzato e che sono sempre attivamente attente alla memoria dell’intellettuale siciliano ucciso dalla mafia nel 1984. Insomma, sarebbe auspicabile che il sindaco Gallo giocasse a carte scoperte e che, per una volta, ammettesse con dignità l’errore o almeno ammettesse che la scelta sua e della sua amministrazione è stata quella di strumentalizzare Giuseppe Fava per un misero gioco di vendette di paese.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org