Il boss di cosa nostra, Aldo Ercolano, nipote del famigerato Benedetto “Nitto” Santapaola e da anni a capo della criminalità organizzata catanese, non è più al 41bis. La notizia è emersa durante un’audizione della Commissione Antimafia avvenuta nelle sale della prefettura di Catania. Durante tale audizione, alla quale ha partecipato anche il presidente della Commissione Antimafia siciliana, Claudio Fava, i presenti sarebbero stati informati di tale provvedimento che, come affermato proprio da Fava, mette in risalto lo “stridente contrasto tra l’intatta autorevolezza e la pericolosità criminale che viene tutt’oggi riconosciuta all’Ercolano, e la revoca del 41 bis che lo ha restituito al circuito detentivo normale”. Si tratta, insomma, di un provvedimento “incongruo, preoccupante e non comprensibile”.

Ma chi è Aldo Ercolano e qual è la sua storia mafiosa? Il boss catanese non è certo una figura come le altre: oltre ad essere stato per anni il reggente dell’intero ramo mafioso etneo, lo stesso avrebbe goduto dell’ammirazione e dell’assoluta fiducia dello zio che, lo ricordiamo, negli anni ‘90 spadroneggiava in Sicilia e non solo. I due, inoltre, sono stati gli artefici dell’omicidio del giornalista Pippo Fava (il cui 36esimo anniversario cade il 5 gennaio prossimo), omicidio in cui Ercolano, stando ai risultati delle inchieste che si sono tenute nel corso degli anni, spicca come mandante.

Non solo: secondo le ultime indagini svolte dai Ros dei Carabinieri di Catania e dagli atti giudiziari emessi in seguito, lo stesso Ercolano ricoprirebbe ancora un ruolo importantissimo nell’organigramma dell’attività mafiosa catanese. Un ruolo così decisivo da destare preoccupazione in tutti gli ambienti della giustizia e dell’antimafia stessa, soprattutto se la revoca del carcere duro dovesse essere confermata. Insomma, semmai ce ne fosse stato bisogno, appare adesso ancor più comprensibile il motivo della protesta, affidata a una lettera aperta, da parte dello stesso Claudio Fava: la revoca del 41 bis ad Ercolano, per di più a poche settimane da quel tragico giorno in cui il proprio padre venne ucciso da quella stessa mano, fa male non solo come figlio di un uomo maiuscolo che la mafia ha eliminato, ma anche come cittadino e come membro di punta dell’antimafia.

Peraltro, come ha ricordato Fava, già in passato per Ercolano era stato disposta la revoca del 41 bis, provvedimento poi annullato per l’intervento del ministro dell’epoca, Orlando. Ecco perché il presidente della Commissione Antimafia siciliana chiede adesso al ministro Bonafede di fare la stessa cosa. Insieme a Claudio Fava, anche altre voci del mondo del contrasto alle mafie si sono attivate e si sono fatte sentire contestando la decisione. Non ci resta che attendere e sperare che si intervenga dall’alto per ricondurre Ercolano al regime di carcere duro che è adeguato alla sua ancora attuale pericolosità e centralità nel sistema mafioso catanese e siciliano.

Giovanni Dato -ilmegafono.org