Un anno fa, un’autobomba uccideva Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa che aveva condotto numerose inchieste contro la corruzione a Malta e che da tempo indagava sul riciclaggio internazionale. La morte della giornalista ha sin da subito suscitato scalpore mediatico, determinando la nascita di diversi movimenti finalizzati a chiedere giustizia e verità sulle cause che hanno portato all’omicidio, e in particolare l’individuazione dei mandanti, che allo stato attuale dei fatti ancora non sono stati identificati.
Per cercare di fare luce sulla vicenda e per portare avanti le sue inchieste, qualche mese dopo l’omicidio è nato il “Daphne Project”, una serie di attività di inchiesta coordinate dall’associazione no profit “Forbidden Stories”, che ha coinvolto 18 tra le principali testate giornalistiche mondiali (tra cui Repubblica, per l’Italia). Il lavoro dell’associazione ha svelato nuovi possibili scenari legati alla morte della giornalista che stava portando a galla una serie di illeciti internazionali nei quali sembrava coinvolto anche il governo maltese.
Tra le varie inchieste che hanno destato scalpore c’è sicuramente quella relativa ai passaporti maltesi che ovviamente permettono di ottenere la cittadinanza europea. Il governo di Malta, dal 2014, ha stipulato un accordo con la società Henley affinché si occupasse del rilascio dei passaporti per gli stranieri. In questi 4 anni, circa 1000 persone hanno acquistato il passaporto della Comunità Europea per un costo che si aggira attorno al milione di euro. Questa manovra ha fatto dunque incassare una percentuale di questo tesoretto ad un’azienda privata. In più, emergono perplessità sui capitali che sono entrati nell’Unione Europea in questo modo.
La giornalista aveva denunciato tutto questo indicando Malta come un possibile snodo per il riciclaggio mondiale di denaro sporco. Una denuncia che non è stata inascoltata. Nel periodo in cui fu assassinata, la nota giornalista investigativa si stava occupando di una fornitura decennale di gas da parte di una società dell’Arzebaijan, la Socar, voluta dal governo maltese per la gestione di una nuova centrale elettrica messa in funzione sull’isola. La Caruana Galizia aveva fiutato che ci fosse qualcosa di strano, ma non ebbe tempo di condurre l’indagine fino in fondo. I giornalisti del “Daphne Project” hanno allora portato avanti questa inchiesta scoprendo che, di fatto, il governo maltese comprava il gas ad un prezzo doppio rispetto a quello di mercato.
Sembrerebbe, inoltre, che in concomitanza con questo accordo, alcune società offshore detenute dall’allora ministro dell’Energia (oggi al turismo), Konrad Mizzi, abbiano fatturato, proprio nel periodo in cui fu stipulato l’accordo, 1 milione e 400mila dollari tramite un bonifico proveniente dall’Arzebaijan. Insomma, nelle sue inchieste la giornalista ha pestato molti piedi e ne avrebbe pestati tanti altri se non fosse stata messa a tacere per sempre.
In sinergia con il lavoro delle autorità che hanno arrestato e interrogato i presunti killer, il “Daphne Project” ha anche l’obiettivo di individuare i mandanti dell’omicidio. In questo senso, sebbene le autorità abbiano ricondotto inizialmente l’omicidio al rapporto teso che la giornalista aveva con la criminalità organizzata maltese, le novità emerse tramite il lavoro dell’associazione hanno fatto pensare ad altre strade possibili. Ad esempio, è recentemente emerso che ci sarebbero stati dei contatti tra i presunti killer e il ministro dell’Economia maltese, nei giorni precedenti e successivi all’assassinio.
Nonostante ciò la certezza della verità sui mandanti dell’omicidio è ancora lontana e proprio nei giorni scorsi è tornato a parlarne il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, il quale ha espresso rammarico perché ancora i colpevoli non hanno pagato, ma che ha garantito che di questa storia non si smetterà di parlare finché non si raggiungerà il giusto epilogo. Non ci resta che sperare che l’Europa manterrà questa promessa in onore di chi ha sacrificato la sua vita per difenderne i valori.
Vincenzo Verde -ilmegafono.org
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