Il referendum di domenica scorsa in Catalogna ha avuto una risonanza mediatica inaspettata. Se, infatti, prima di domenica i nostri media ne parlavano come di un evento remoto e lontano, la reazione sanguinaria di Rajoy ha subito catturato l’attenzione interessata e spiccatamente morbosa che ci contraddistingue. La reazione di Madrid è stata fallimentare sotto molti punti di vista. Innanzitutto, il governo si è dimostrato, agli occhi di tutti, anche di chi non parteggiava per gli indipendentisti, forcaiolo, violento e prevaricatore. Il comportamento violento usato dalle autorità di Madrid ha indebolito la posizione dello Stato centrale.

Va da sé, infatti, che la violenza usata è un evidente sintomo di debolezza e di incapacità, sfociato naturalmente nell’impossibilità di impedire il referendum. Così ora il governo spagnolo, oltre a non aver colto il risultato sperato, si ritrova pure con la Spagna spaccata e l’indignazione proveniente da più parti. La situazione, insomma, non è rosea per nessuno.

Da un punto di vista geopolitico europeo, il referendum spagnolo scalda molti animi “indipendentisti” (con differenze notevoli e contesti non egualmente replicabili sia chiaro). Dopo il periodo degli annunci di abbandoni all’Unione Europea (sopiti dal non esaltante esempio britannico), si passa a quello delle separazioni nazionali. Atteggiamento tipico di questa stagione delle urla scomposte contro il nemico di turno (alla bisogna lo straniero, l’Europa, lo Stato), nell’incapacità generale – e nella scarsa voglia – di cercare soluzioni.

E allora a sinistra si tentenna ancora, incapaci di comprendere un mondo improvvisamente più vecchio di trent’anni, mentre a destra c’è chi stupidamente, come Salvini, esulta per la democrazia catalana. Intanto, proprio nelle terre catalane emerge che ha votato la metà circa degli aventi diritto e che non sono state proprio elezioni regolari come siamo abituati a pensarle. C’è stato, forse, anche lo zampino di qualche Stato estero. Poco importa, tutti a fare il tifo per l’indipendenza col culo (scusate il francesismo) degli altri, tenendo il proprio al sicuro sulla sedia.

Penna Bianca -ilmegafono.org