I poliziotti della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con la Dda, hanno eseguito ben 19 arresti nei confronti di esponenti della ‘ndrangheta. Per la precisione, tali esponenti farebbero parte delle famiglie Morabito-Bruzzaniti-Palamara, molto attive nella Locride e nell’intero versante ionico. L’inchiesta, durata due anni, ha colpito il traffico di cocaina tra la Colombia e la Calabria. Oltre agli arresti (avvenuti in diverse città d’Italia), 25 persone sono indagate e tra queste vi sarebbero anche un finanziere ed un vigilante di un aeroporto del Centro-Nord Italia, ritenuti rei di aver lasciato passare ingenti quantità di droga.
Le attività dell’organizzazione criminale legata alla ‘ndrangheta, infatti, pare avvenissero in modalità diverse. Secondo gli inquirenti, il traffico sarebbe avvenuto sia per via aerea che per mare. Nel primo caso, l’organizzazione si sarebbe rivolta a dei corrieri che avrebbero nascosto la cocaina all’interno di valigie. Tali valigie, proprio grazie alla compiacenza dei due indagati appena citati, sarebbero passate inosservate ai controlli in aeroporto e successivamente consegnate agli uomini delle ‘ndrine.
Nel secondo caso, invece, i criminali avrebbero utilizzato delle società ortofrutticole ed ittiche, le quali avrebbero poi realizzato il trasporto della droga all’interno di grossi container da spedire verso il porto di Gioia Tauro (RC). Modalità, questa, per niente nuova alle forze dell’ordine, che devono costantemente fronteggiare un traffico di stupefacenti e di armi che fa sempre più uso del porto calabrese (basti vedere, a titolo di esempio, gli arresti di giugno e luglio scorso nell’ambito di una perquisizione della Guardia di Finanza).
Insomma, l’asse della droga Sudamerica-Calabria sembra essere più florido che mai, con la ‘ndrangheta che ha ormai consolidato il canale con i narcotrafficanti sudamericani. Un canale che frutta una quantità enorme di droga (35 i chili sequestrati solo nell’ultima operazione) e di denaro.
Il narcotraffico internazionale rimane uno dei problemi più gravi al mondo e inchieste del genere, pur apportando un danno alle organizzazioni criminali, non riescono a mettere in crisi il sistema, che è sempre remunerativo, nonostante gli incidenti di percorso legati all’ottimo lavoro degli inquirenti.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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