Il governo, con un decreto, ha salvato quattro banche: CariFerrara, Banca Marche, Popolare dell’Etruria e CariChieti. Il salvataggio, nelle intenzioni del governo, tutela i risparmiatori correntisti delle banche nonché i posti di lavoro nelle stesse.
Punto fondamentale: il problema del possibile fallimento di quattro istituti finanziari estremamente radicati nel territorio era relegato a ennesima notizia nei tg e nei giornali. C’è voluto un suicidio, ed è tristissimo doverlo sottolineare, perché se ne parlasse. Il problema, invece, anche al netto del tragico episodio, è estremamente grave. I dati non sono disponibili ma è agevole pensare (per induzione, quindi prendete queste parole con la dovuta cautela) che chi ha investito in quelle obbligazioni fosse chi aveva dei risparmi di una certa consistenza. Il classico risparmiatore italiano, estremamente avverso al rischio, con qualche decina di migliaia di euro fermi su un conto corrente che non rende (anzi, perde, considerando un’inflazione positiva).
In questo senso, le vittime prescelte del crack sono persone anziane, pensionati. Alla luce di questa, se vogliamo, “intuizione” stiamo parlando di uno dei capisaldi della nostra società in questo ultimo periodo. Una classe sociale di pensionati e genitori che aiutano i figli e che, se perdono tutto, non avranno le risorse per sostenere i consumi delle proprie famiglie, con potenziali effetti devastanti sul lato dei consumi, soprattutto in una zona circoscritta come il centro Italia.
Nessuno spiega perché siamo arrivati a questo punto. Nessuno per esempio spiega cosa sono delle obbligazioni subordinate e il fatto che esse non costituiscono il male assoluto, di per sé. Proprio per questo non sapremo mai come si è riusciti a convincere un risparmiatore tendenzialmente anziano (vedi sopra) a sottoscrivere un contratto di cui, probabilmente, non conosceva il contenuto. C’è un problema di etica professionale? C’è un problema di vigilanza? C’è un problema di violazione delle leggi? Vi ricordate il celebre caso dei bond argentini? Bene, esiste una serie di norme poste a tutela del risparmiatore proprio affinché ne venga valutata la propensione al rischio e la congruità delle scelte di investimento in base al suo patrimonio (leggete qui).
Le domande, invece che vomitate, andrebbero analizzate, così un serio giornalista potrebbe occuparsi di provare a rispondervi. Alla luce di questo, il caso Boschi che è stato costruito sopra la questione ha il sapore della solita tarantella buona per gli slogan e per gli urlacci dei corvi dei talk show. Come se il problema fosse lì. Come se di notte e all’oscuro di tutto il mondo, il ministro si fosse intrufolato nelle case dei risparmiatori costringendoli con l’ipnosi a firmare. Discutiamo pure dell’opportunità politica e di eventuali conflitti di interessi, ma ricordando bene che non è questo il nocciolo della questione.
Il provvedimento del governo può essere discutibile perché lascia che siano colpiti gli obbligazionisti e passa, in un certo senso, la palla ai giudici che, in sede penale, saranno chiamati a giudicare se ci sono e di chi sono le responsabilità. Di certo non servono interventi improvvisati. Chiediamoci se sia giusto rimborsare un risparmiatore per le sue scelte di risparmio, se è stato truffato. Chiediamoci se in questo caso il governo abbia responsabilità simili a quelle che si assume (insieme alla collettività) nel caso della cassa integrazione.
In chiusura, sia consentita un’osservazione. La proposta del presidente del Consiglio sull’educazione finanziaria è utile in considerazione degli ultimi dati sull’ignoranza di noi cittadini in materia. Ha però un grande e pericoloso significato politico. Se, in effetti, i cittadini devono sapersi difendere è altrettanto vero che è lo Stato che deve garantire la tutela del cittadino stesso. A che servono altrimenti le leggi? La misura avrebbe praticamente la stessa valenza dell’insegnare l’autodifesa togliendo dalle strade le forze di pubblica sicurezza.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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