La caccia alle balene in Islanda continua. Pochi giorni fa la flotta baleniera islandese ha ucciso e portato a terra, presso il porto di Hvalfjörður, la prima balenottera della stagione, che viene poi lavorata in modo da ricavarne carne e grasso. Lo racconta, sul proprio sito web, Greenpeace, che parla della nave di proprietà Loftsson, mostrando le immagini cruente della balena massacrata. Nonostante ciò, però, l’organizzazione ambientalista parla di un ottimo passo avanti nella guerra contro questa crudele pratica, passo ottenuto grazie alle petizioni e al sostegno ricevuto da cittadini di tutto il mondo.
“Solo poche settimane fa – si legge nel comunicato di Greenpeace – la Winter Bay, un cargo che trasporta 1.800 tonnellate di carne di balenottera comune sempre di proprietà Loftsson – frutto della stagione di caccia islandese del 2014 – è arrivata a Tromso, in Norvegia, a 200 miglia a nord del circolo polare artico. Il carico – dicono – è destinato a navigare il Mare del Nord fino alla parte superiore della Russia – un passaggio sempre più facilmente navigabile per via dell’ assottigliamento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale – nella sua rotta verso il Giappone”.
“Quello che sembra l’ennesimo macabro corteo – prosegue il comunicato – nasconde in realtà una novità: il percorso questa volta è insolito. E lo è non solo per l’insolito carico, ma grazie a voi: il proprietario dell’ industria baleniera islandese, Loftsson, è sempre passato attraverso la rete di trasporto marittimo internazionale servendosi di porti europei per inviare la sua carne di balena… ma a metà del 2013, in seguito alle proteste di Greenpeace a Rotterdam e Amburgo, e ad una petizione firmata da oltre 1 milione di persone su Avaaz, queste porte si sono chiuse al commercio della carne di balena. Le compagnie di spedizione hanno cominciato a rifiutarsi di gestire questi carichi. Persino una delle due compagnie di navigazione islandesi si rifiuta di trasportarla. E così adesso Loftsson ha dovuto prendere direttamente in affitto una nave da carico, la Winter Bay”.
Un bell’ostacolo, dunque, per la flotta di proprietà di Loftsson e per il commercio della carne di questo mammifero in pericolo di estinzione e inserito nella lista della Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) che ne vieta gli scambi commerciali internazionali.
Per Loftsson da circa un anno ormai cominciano a chiudersi tutte le porte per il commercio internazionale: dall’Europa agli USA, al Canada, e i suoi tentativi di commercializzare la balenottera con etichette diverse sono andati a vuoto. Ecco perché egli ha noleggiato una nave, per la prima volta, e l’ha caricata di tonnellate di carne di balena e mandata fino a sud di Capo di Buona Speranza, sperando di non trovare ostacoli almeno lì. Ma così non è stato: “Greenpeace Africa – leggiamo ancora nel comunicato – ha informato la popolazione del Sud Africa e c’è stato un enorme clamore: la fermata di Alma nel porto di Durban è stata annullata. Ha fatto rifornimento da una petroliera ormeggiata al largo delle Mauritius, ed ha proseguito per il Giappone senza mai andare in porto”
Insomma, Loftsson sta vedendo compromessi i suoi profitti e intanto il mercato della carne di balena comincia a crollare, soprattutto in Giappone dove la domanda è calata enormemente, grazie anche alla sensibilizzazione dei più giovani, da parte delle organizzazioni ambientaliste. L’imprenditore islandese non ci sta e si dice convinto di poter far ripartire il mercato, ma di sicuro la situazione attuale è ben diversa e molto lontana dalle sue speranze. Ed è merito essenzialmente di Greenpeace e della lotta coraggiosa che da decenni, con azioni costanti e temerarie, essa conduce nei mari attraversati dalle flotte baleniere.
Redazione –ilmegafono.org
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