La direzione investigativa antimafia di Napoli ha eseguito numerosi arresti nei confronti di esponenti del clan criminale dei casalesi tra Verona e Napoli. Gli arrestati sono 24 e tra questi 10 sono già in carcere, mentre ai restanti verranno concessi i domiciliari. Le accuse nei loro confronti sono di associazione mafiosa, corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio L’inchiesta che gli inquirenti napoletani hanno appena portato alla conclusione nasce nel 2006, quando Francesco Zagaria, cognato dell’allora latitante Michele Zagaria, riesce a mettere le mani sull’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Addirittura, secondo le indagini, i casalesi sarebbero riusciti a gestire non solo l’ospedale, ma l’intera struttura sanitaria della provincia casertana.
Tutto ciò sarebbe stato possibile grazie alla collaborazione della politica, che avrebbe coadiuvato e aiutato lo stesso clan ad impossessarsi della struttura sanitaria, in concorso con parte dell’imprenditoria locale. In pratica, secondo quanto risulta dall’indagine, i casalesi, sin dal 2006, avrebbero ottenuto gare d’appalto e lavori vari all’interno dell’ospedale (dalla gestione del bar e degli ascensori alla tinteggiatura della struttura) per un totale di tre milioni di euro. E tutto questo, come già detto, grazie a diversi amministratori pubblici collusi e corrotti. Tra questi, si possono citare i nomi di Angelo Polverino (ex consigliere regionale) e Antonio Magliulo, ex consigliere provinciale di Caserta. Entrambi con unico riferente di spicco: Nicola Cosentino, agli arresti dal 2013 per diverse inchieste che lo vedono coinvolto in affari criminali proprio con gli stessi casalesi.
In seguito agli arresti, gli inquirenti hanno portato a compimento anche un ingente sequestro di beni che viene valutato oltre i 12 milioni di euro e che comprende, tra le altre cose, 11 immobili, 12 terreni e persino quote di aziende legate al clan casertano.
Insomma, l’ennesimo caso di appalti truccati e di collusione tra mafia e politica non fa che evidenziare una triste realtà tutta italiana. Di casi del genere se ne parla praticamente ogni giorno e anche su queste pagine ne abbiamo parlato spesso. Purtroppo, sembra proprio una caratteristica che appartiene al nostro Paese e per la quale siamo noti in tutto il mondo. La dura verità sta nel fatto che la criminalità organizzata ha un potere talmente forte e un radicamento talmente profondo nel tessuto politico e sociale italiano, da riuscire a gestire agilmente il settore economico-politico di una città (che si tratti di un paesino di provincia o di un capoluogo), andando a toccare gli interessi dei semplici cittadini. Perché gli appalti, che siano legati alla sanità o alle infrastrutture, hanno a che vedere sempre con i cittadini, veri e propri utenti (oltre che paganti) di certe strutture e certi servizi.
La lotta alla corruzione e alla criminalità ha bisogno di un impiego massiccio di mezzi normativi, materiali e culturali, per poter almeno sperare in un miglioramento e nella risalita verso la condizione di un Paese normale. La strada, però, per quel che si vede, rimane ancora molto lunga e difficile.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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