37 ordinanze di custodia cautelare (29 in carcere e 8 ai domiciliari) e oltre un centinaio di iscritti nel registro degli indagati. Questo è il risultato dell’inchiesta portata avanti negli anni dalla Procura di Roma, dalla quale sono emersi stretti legami tra le organizzazioni mafiose e i rami istituzionali, amministrativi, politici ed imprenditoriali della Capitale e che ha portato alle perquisizioni, tra gli altri, degli uffici della Pisana e del Campidoglio. Tutti questi tipi di rapporti tra gli uomini di potere di Roma pare abbiano eretto un collaudato e malsano sistema che aveva come fine ultimo quello di garantire alle cosche, anche in questo caso, i grandi appalti per le opere pubbliche.
Tra i numerosi arresti spicca senza dubbio quello di Massimo Carminati, ex membro della Banda della Magliana nonché ex terrorista di estrema destra. Per quanto concerne invece il registro degli indagati, anche in quest’ultimo non mancano i nomi illustri. Per citarne alcuni: il responsabile della Cooperativa “29 giugno”, Salvatore Buzzi, l’ex amministratore delegato di “Ente Eur”, Riccardo Mancini, l’ex capo della polizia provinciale, Luca Odevaine, ma soprattutto l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il quale, dopo aver subito la perquisizione della propria abitazione, si è dichiarato assolutamente innocente rispetto all’accusa a lui rivolta di aver dirottato gli appalti pubblici verso le cosche mafiose in cambio di denaro da usare poi per le campagne elettorali.
I documenti reperiti dopo le perquisizioni, abbinati alle numerose intercettazioni telefoniche, lasciano poco spazio all’immaginazione e, anzi, sembrano rivelare un sistema ben più corrotto di quanto apparso finora, sul quale sarà compito della magistratura indagare opportunamente per fare chiarezza.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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