Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il suo entourage di ministri, consiglieri ed economisti ripetono da mesi che la “riforma del lavoro non è rinviabile” perché bisogna “garantire nuovi diritti per tutti”. Ed ora il “jobs act”, l’attesissima riforma, dopo il via libera della commissione Lavoro del Senato, è al centro del dibattito pubblico e di una nuova “guerra” tra governo e sindacati. Molti dei nodi della legge non sono ancora stati sciolti, in particolare quello che riguarda l’introduzione del nuovo “contratto a tutele crescenti”, ossia una forma di impiego che prevede l’annullamento delle garanzie previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per un periodo pari ad almeno tre anni dal momento dell’assunzione.
La proposta fatta dal governo non convince affatto i sindacati e tanto meno molti dei “compagni” di Matteo Renzi all’interno del Partito Democratico. Ma visto che il governo intende andare avanti, perché appunto “la riforma non è rinviabile”, ci sono dei quesiti che vorremmo rivolgere ai ministri e agli economisti e consiglieri di Renzi, da “semplici lavoratori dipendenti” che, dopo una lunga gavetta, sono riusciti ad ottenere un contratto a tempo indeterminato:
– In che modo la riforma del lavoro sarà in grado di garantire nuovi diritti per tutti?
– Quali sono questi nuovi diritti e perché è necessario abolirne degli altri, come quelli garantiti dallo Statuto dei lavoratori?
– Si è parlato di “aumentare i salari” e garantire un reddito minimo ai lavoratori. Come intendete farlo concretamente?
– Il nuovo “contratto a tutele crescenti” sarà l’unica tipologia contrattuale che i datori di lavoro potranno utilizzare? Saranno eliminate tutte le altre forme di precariato, come il Co.Co.Pro, l’Associazione in partecipazione o le finte partite Iva?
– Chi controllerà che il datore di lavoro rispetti la legge?
– Quali saranno concretamente i percorsi di formazione introdotti per garantire l’accesso dei giovani al mondo del lavoro? E in che modo sarà possibile favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di disoccupati “non più giovani”?
– Ma, soprattutto, in che modo la nuova legge potrà creare un vero raccordo tra il mondo della formazione e quello delle imprese, in modo che ad un giovane aspirante lavoratore vengano riconosciuti il merito e la preparazione?
Giorgia Lamaro -ilmegafono.org
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