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Mi spiace umanamente per un ragazzo che è clinicamente morto a questa età per una follia assurda come sono il tifo esasperato e quello degli ultras. È una tragedia per familiari, amici e per la società in genere.
Però, per favore, fermiamoci qui. Non passiamo alla beatificazione.
Ho letto di gente che lo ringrazia per il “suo sacrificio”. Mi sembra eccessivo, al di là di quale sia la ricostruzione dei fatti di quel maledetto giorno.
Non trasformiamo questa vicenda in un fatto di bandiere. Interroghiamoci piuttosto sulla stupidità di questa società, sulla violenza, su uno sport infettato da gente che va allo stadio solo per farsi del male.
Non ci sono eroi in questo ambito, nemmeno quando si muore. Al massimo si può essere vittime di questa assurdità. Ma gli eroi da beatificare, anzi da difendere, in questo Paese sono altri. E non c’entrano proprio nulla con il mondo del calcio.
Quindi evitiamo dediche o gesti e discorsi retorici, perché altrimenti si fa il gioco di chi si costruisce il suo ventaglio di martiri per preparare vendette o ulteriori violenze. E non credo che sia quello che la famiglia voglia.
Credo che l’unica cosa che i familiari vogliano, in questo momento, sia un miracolo che riconsegni Ciro Esposito alla vita.
Lo vorremmo tutti, vorremmo evitare che una vita finisca per questa follia.
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